L’ex re del Belgio ha accettato di sottoporsi a un test per stabilire la sua eventuale paternità di una donna 51enne
L’ex re del Belgio Alberto II ha accettato di sottoporsi a un test del DNA come richiesto la scorsa settimana da un tribunale per stabilire la sua eventuale paternità della 51enne Delphine Boël, che sostiene di essere sua figlia. Il tribunale aveva stabilito che Alberto II, che ha 85 anni e non è più re del Belgio da quando nel 2013 abdicò a favore di suo figlio Filippo, sarebbe stato multato di 5.000 euro per ogni giorno passato senza che si fosse sottoposto a un test del DNA. Finora Alberto II si era rifiutato, sostenendo di non essere il padre della donna, e aveva fatto ricorso in appello.
Ora Alberto ha fatto sapere di avere accettato, ma non ha comunque rinunciato al ricorso e il suo avvocato Guy Hiernaux ha detto che i risultati del test saranno tenuti segreti fino a che la più alta corte belga non si sarà pronunciata sulla questione. Potrebbero passare alcuni anni prima che si arrivi a questo grado di giudizio.
I primi pettegolezzi su un presunto figlio illegittimo dell’ex re erano venuti fuori nel 1999 in una biografia non autorizzata su sua moglie, Paola Ruffo di Calabria. Nel 2005 Boël aveva confermato in un’intervista di essere sua figlia: sua madre, la baronessa Sybille de Selys Longchamps, sosteneva di aver avuto una storia con l’ex re dal 1966 al 1984, quando era ancora soltanto principe di Liegi e, secondo Boël, l’allora principe era stato presente nella sua infanzia, riconoscendola come figlia in privato. Se la paternità di Alberto II fosse provata, Boël avrebbe diritto a parte dell’eredità dell’ex sovrano, che ha un patrimonio che vale centinaia di milioni di euro.
La donna aveva chiesto che l’ex re si sottoponesse a un test del DNA subito dopo la sua abdicazione, che l’ha privato dell’immunità in tribunale.