È scaduta la convenzione di Radio Radicale
Sono stati bocciati gli emendamenti per prorogarla, la radio andrà avanti senza fondi ancora qualche settimana
La commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha respinto i ricorsi sulla bocciatura degli emendamenti per prorogare la convenzione di Radio Radicale con il ministero dello Sviluppo economico, quella che permette all’emittente di trasmettere le sedute parlamentari. Radio Radicale rischia così di chiudere entro poche settimane, dopo circa 43 anni di servizio durante i quali ha trasmesso in diretta migliaia di sedute del Parlamento ed eventi istituzionali.
Nei giorni scorsi Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, aveva detto che il governo non avrebbe rinnovato la convenzione che ad oggi permette a Radio Radicale di sopravvivere. Mantenere la radio, il suo archivio e i dipendenti costa una decina di milioni di euro all’anno, e il Movimento 5 Stelle aveva detto più volte di ritenere quei fondi uno spreco di soldi pubblici.
Dopo settimane di polemiche, la Lega aveva presentato un emendamento al cosiddetto “decreto crescita” che prevedeva una proroga della concessione di altri sei mesi per una cifra totale di 3,5 milioni di euro. Martedì sera però tutti gli emendamenti presentati per prorogare la convenzione con Radio Radicale, sia quelli delle opposizione che quello della Lega, sono stati ritenuti inammissibili dalla commissione Bilancio. Per discuterli in Commissione serviva l’unanimità di tutti i gruppi, e sembra che il M5S non sia stato disponibile a darla.
I Cinque stelle in commissione staccano la spina a @RadioRadicale non consentendo l’ammissibilità degli emendamenti che la volevano salvare. La battaglia per la radio non finisce qui, contro l’arroganza e la mancanza di dignità di questa maggioranza
— nomfup (@nomfup) May 21, 2019
Il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, ha detto che senza la convenzione la radio non avrà più fondi per pagare ai lavoratori gli stipendi di giugno e per sostenere i costi di produzione: «allo stato attuale non potremo andare oltre un periodo di poche settimane», ha riferito Falconio.