Il nuovo piano di Theresa May su Brexit
Prevede in sostanza la possibilità di indire un nuovo referendum e introdurre una unione doganale temporanea con l'UE, ma a nessuno sta piacendo particolarmente
La prima ministra britannica Theresa May ha annunciato nel pomeriggio di mercoledì i tratti essenziali del suo nuovo piano per Brexit, che dovrà essere sottoposto al Parlamento entro il prossimo 31 ottobre, la data entro la quale il Regno Unito sarà ufficialmente fuori dall’Unione Europea. May ha annunciato il piano dopo il fallimento dei negoziati coi Laburisti per un compromesso sul vecchio accordo, già bocciato tre volte dal Parlamento britannico, e comprende alcune delle concessioni fatte durante le trattative: sembra però che il nuovo accordo non piaccia né ai Laburisti né all’ala più radicale dei Conservatori.
I punti centrali del nuovo piano sembrano essere un paio: primo, conterrà degli obblighi legali per imporre al futuro governo britannico di cercare alternative al backstop, una parte molto critica dell’accordo raggiunto con l’Unione Europea. Secondo, lascia la libertà ai parlamentari di introdurre un’unione doganale con l’Unione Europea – cosa che di fatto impedirebbe al Regno Unito di stringere accordi commerciali in maniera autonoma, come richiesto dai Conservatori radicali – e impone anche che si tenga un voto in Parlamento sull’opportunità di avere un secondo referendum (una materia su cui ci sono già stati alcuni voti, tutti respinti).
Quando questo nuovo piano sarà messo ai voti nelle prossime settimane, sostiene May, i parlamentari avranno tre scelte molto chiare di fronte a loro: approvare l’accordo, indire un secondo referendum oppure andare a nuove elezioni. Nel caso in cui l’accordo non venga approvato, infatti, ci si aspetta che May si dimetta da prima ministra e leader dei Conservatori.
«Sta diventando il doloroso rituale di un percorso a ostacoli: la prima ministra rende nota la sua visione su Brexit, e i parlamentari fanno la fila per demolirla in Parlamento. Sembra che succederà di nuovo», ha spiegato il corrispondente di BBC dal Parlamento britannico, Chris Mason. I Laburisti ritengono insufficienti le garanzie offerte da May, mentre i Conservatori che spingono per una Brexit più dura considerano il nuovo accordo ancora meno efficace di quello vecchio. «L’accordo viola esplicitamente il nostro programma elettorale», ha fatto sapere Boris Johnson, che qualche giorno fa ha detto pubblicamente di voler sostituire May dopo le sue eventuali dimissioni.
With great reluctance I backed MV3. Now we are being asked to vote for a customs union and a second referendum. The Bill is directly against our manifesto – and I will not vote for it. We can and must do better – and deliver what the people voted for.
— Boris Johnson (@BorisJohnson) May 21, 2019
Dal successo o meno del nuovo accordo dipenderà il futuro politico di May: in caso di una nuova sconfitta molti si attendono le sue dimissioni, considerando anche che alle elezioni del 26 maggio il partito Conservatore rischia di ottenere meno del 10 per cento dei voti.