In Australia i conservatori hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi
La coalizione conservatrice australiana ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi alle elezioni generali di sabato: il primo ministro liberale Scott Morrison, quindi, sarà riconfermato nel suo ruolo per altri tre anni e potrà governare senza il sostegno di altri partiti.
In Australia, infatti, il segretario del partito più votato in Parlamento diventa automaticamente primo ministro, e questo fa sì anche che basti un voto interno al partito per arrivare al governo (oltre che rendere evidentemente più facile arrivarci così che candidandosi direttamente alle elezioni). Questo ha reso la politica australiana molto litigiosa: lo stesso Morrison era al governo soltanto da nove mesi, dopo aver vinto una disputa interna col precedente primo ministro e leader del partito, Malcolm Turnbull. Le elezioni in Australia dovrebbero tenersi teoricamente ogni tre anni, ma dal 2007 nessun primo ministro è riuscito a completare il suo mandato, e da allora i capi del governo sono stati ben sette.
All’uscita dei primi exit pool, sabato Morrison aveva parlato di «miracolo», perché il Partito Laburista, il principale partito di opposizione, era dato in ampio vantaggio prima delle elezioni, e anche i sondaggi pochi giorni prima del voto lo davano per lievemente favorito. La Commissione elettorale australiana ha detto lunedì che la coalizione di Morrison ha vinto 76 seggi su 151 e che è in vantaggio almeno in uno dei tre seggi dove ancora non è finito lo spoglio.
Dopo il giuramento, Morrison punterà a rinnovare i ministri del suo governo, che aveva ereditato da quello precedente di Turnbull: gli analisti sostengono che molto probabilmente ci saranno cambiamenti importanti al ministero dell’Ambiente e dell’Energia. Morrison si è sempre rifiutato finora di aumentare gli sforzi del paese per contrastare il cambiamento climatico, sostenendo che il settore delle energie rinnovabili danneggi l’industria del paese. Nonostante l’Australia si sia impegnata formalmente a tagliare entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica del 28 per cento rispetto ai livelli del 2005, la coalizione dei conservatori non ha ancora presentato una chiara strategia per il dopo 2020.