Un negozio sulla Fifth Avenue conviene sempre meno
Gli affitti esorbitanti e la crescita dell'e-commerce stanno spingendo diversi grandi marchi a lasciare la strada più prestigiosa di Manhattan
Perfino i negozi che si affacciano sulla Fifth Avenue, la più famosa e prestigiosa via dello shopping di Manhattan, a New York, stanno avendo problemi per via della crescita dell’e-commerce: gli affitti hanno prezzi troppo alti, e negli ultimi anni alcuni grandi marchi di moda hanno deciso di chiudere i propri punti vendita in uno dei posti più visibili del mondo preferendo investire altrove, racconta un articolo del Wall Street Journal.
La zona in cui si concentrano le boutique delle grandi società della moda e i negozi a più piani delle aziende di fast fashion più famose è quella immediatamente a sud dell’intersezione della Fifth Avenue con Central Park, che si estende per una dozzina di isolati tra la 59esima e la 46esima strada. Avere un negozio in quel tratto di strada è stato a lungo, per i marchi più importanti del mondo, un pezzo importante – se non indispensabile – del proprio prestigio e della propria visibilità. Gucci, Rolex, Tiffany, Versace, Apple, Cartier, ma anche Zara e Uniqlo hanno dei punti vendita in questo tratto.
A lungo i grandi marchi hanno accettato di restringere molto i margini di guadagno, o addirittura di andare in perdita, pur di avere un negozio sulla Fifth Avenue, per via del prestigio e dell’impatto in termini di marketing che ne derivavano. Ma l’aumento dell’importanza delle vendite online, e la parallela riduzione di quelle nei negozi fisici, ha portato alcuni marchi a decidere di spostarsi in strade meno rinomate, oppure di rinunciare alla sede in quella zona di Manhattan, risparmiando così sugli affitti esorbitanti.
Attualmente il costo dell’affitto medio di un negozio al piano terra sulla Fifth Avenue, tra la 49esima e la 60esima strada, è di 2.779 dollari per piede quadrato all’anno, secondo la società immobiliare Cushman & Wakefield: cioè quasi 30mila dollari per metro quadrato. Per un negozio con una superficie di 500 metri quadrati, non molto più di un campo da basket, si parla di 15 milioni di euro all’anno.
Nei primi tre mesi del 2019 la percentuale di negozi vuoti – o il cui affitto in scadenza non è ancora stato rimpiazzato – è stata del 25 per cento: un po’ meno di quella della fine del 2018, che è stata la più alta da quando Cushman & Wakefield ne tiene traccia, cioè dal 2006, ma molto di più del 17,4 per cento dell’inizio dello scorso anno. GAP e Tommy Hilfiger hanno chiuso i loro negozi sulla Fifth Avenue negli ultimi mesi, Massimo Dutti lo farà a breve, e l’edificio dove fino al 2017 c’era Ralph Lauren è vuoto da allora. Lord & Taylor, uno storico grande magazzino che esisteva da oltre 100 anni, ha chiuso a gennaio dopo aver venduto il proprio stabile a WeWork, una grande startup di co-working.
Gli esperti del settore immobiliare e degli affitti degli esercizi commerciali con cui ha parlato il Wall Street Journal hanno spiegato che anche aree così esclusive devono avere affitti razionali, e che i proprietari più avveduti lo hanno capito provvedendo a negoziare con gli affittuari dei canoni sostenibili.
Ci sono poi negozi che hanno adottato un approccio differente, intuendo che di per sé avere un negozio sulla Fifth Avenue non basti per sviluppare un legame coi clienti: è il caso di Uniqlo, che per esempio finanzia gli ingressi gratuiti del venerdì sera al MoMA, il museo di arte moderna a poche decine di metri dal suo punto vendita, ed esponendo su un intero piano delle t-shirt ispirate alle opere d’arte della collezione.