Il tram di Opicina è fermo da più di mille giorni
È un simbolo della Trieste asburgica, ma dopo un incidente del 2016 non circola più: i lavori vanno per le lunghe
Nell’agosto del 2016 due vetture della storica linea 2 che collega il centro di Trieste al quartiere di Opicina si scontrarono frontalmente. La prima vettura era partita dal deposito di Opicina per una corsa tecnica, programmata per verificare l’efficienza del motore e dei freni; l’altra era regolarmente in servizio, con passeggeri a bordo, ed era appena ripartita da una fermata. Il bilancio: nove feriti (lievi), tre inchieste aperte, tram sotto sequestro, un processo ancora in corso che vede imputati i due macchinisti e linea tuttora ferma.
La linea di tram Trieste-Opicina (tram de Opcina in dialetto triestino) è un simbolo della Trieste asburgica. Fu inaugurata il 9 settembre del 1902 e da allora ha continuato a collegare – con alcune sospensioni – la città di Trieste a Opicina, che si trova sull’altopiano carsico. La linea è lunga 5 chilometri ed è molto panoramica. La trazione è elettrica, ma poco dopo il capolinea di piazza Oberdan, in centro a Trieste, ha inizio una tratta in funicolare. Per poco meno di un chilometro la pendenza raggiunge il 26 per cento e le vetture vengono spinte (in salita) o trattenute (in discesa) da carri-scudo vincolati ai capi di una fune che scorre in mezzo al binario: terminata la pendenza e lasciato il carro-scudo su cui sono appoggiate, le motrici continuano il loro viaggio fino a Villa Opicina.
La storia del tram di Opicina iniziò alla fine dell’Ottocento, quando Trieste faceva parte dell’impero austriaco. La linea ferroviaria esistente, la cosiddetta Ferrovia Meridionale che collegava Vienna a Trieste, non era abbastanza funzionale ed era dunque necessario creare un sistema di trasporto più veloce fra il centro di Opicina e la città. Vennero presentati vari progetti e venne scelto quello dell’architetto e ingegnere triestino Eugenio Geiringer: prevedeva la creazione di una linea a trazione elettrica, con locomotori a cremagliera per superare il tratto più ripido. Nel 1901 venne costituita a Vienna la Società Anonima delle Piccole Ferrovie di Trieste (SAPF), iniziarono i lavori e il 9 settembre 1902 l’opera venne inaugurata con motrici di costruzione austriaca.
Nel 1906 il percorso della tranvia di Opicina venne prolungato fino alla stazione (solo fino al 1938, perché l’ultimo tratto era poco frequentato) e durante la Prima guerra mondiale venne utilizzato per trasportare i feriti negli ospedali della città. Per aumentarne la velocità, nel 1928 la tratta a cremagliera venne sostituita da una funicolare e nel 1935 le elettromotrici originarie (bidirezionali, a due assi) furono sostituite da vetture a carrelli che potevano tenere più di 44 passeggeri. Altre due elettromotrici si aggiunsero nel 1942.
Le vetture originarie hanno subito delle modifiche nel tempo. La 1 e la 6 (poi rinominate 401 e 406 negli anni Settanta) risalgono al 1902 e con l’entrata in servizio delle nuove motrici a carrelli (in dotazione ancora oggi), vennero trasformate in vetture di servizio. La 1, dopo un restauro, viene oggi utilizzata per viaggi rievocativi. La 6 è invece conservata e ferma presso il Museo Ferroviario di Campo Marzio.
Dagli anni Settanta la gestione della tranvia è cambiata e sono stati fatti diversi lavori di adeguamento tecnico e manutenzione sia delle vetture che del percorso, con conseguenti sospensioni del servizio. La linea è di proprietà del comune, mentre la Trieste Trasporti (l’azienda di trasporto pubblico che lavora nella provincia di Trieste) gestisce il servizio. Dall’ultimo incidente del 2016 si sono susseguite petizioni per la riattivazione, appelli e vari progetti di ammodernamento. Per far ripartire la linea 2 serve comunque l’approvazione dell’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, che dipende dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che ha chiesto diversi interventi sulla linea. I lavori sono stati assegnati attraverso dei bandi di gara e i giornali locali dicono che la rimessa in funzione potrebbe arrivare entro i primi tre mesi del 2020.