Le proteste contro i tagli all’istruzione in Brasile
Hanno manifestato decine di migliaia di persone, il presidente Bolsonaro le ha accusate di essere degli "utili idioti"
Il 15 maggio decine di migliaia di persone hanno manifestato in tutto il Brasile contro i tagli all’istruzione decisi dal governo, in quella che è stata la prima grande protesta da quando, a gennaio, Jair Bolsonaro è diventato presidente. I tagli riguarderanno tutti i livelli di istruzione, dalla scuola materna fino alle scuole di specializzazione universitaria, per un totale di 7,4 miliardi di reais (circa 1.6 miliardi di euro), di cui ben 2 miliardi riguarderanno i fondi “discrezionali” alle università, che servono per pagare le bollette dell’acqua e dell’elettricità, gli alloggi per gli studenti stranieri e i lavori di manutenzione.
Non c’è un dato preciso dei partecipanti alle manifestazioni, ma si stima che almeno 15mila persone abbiano protestato nella capitale, Brasilia, e 20mila a Belem. Gli organizzatori hanno detto inoltre che circa 70mila persone avrebbero manifestato a Salvador, nel nordest del paese. Si tratterebbe delle più grandi proteste da quelle organizzate nel 2015 per chiedere l’impeachement dell’ex presidente Dilma Rousseff.
Le manifestazioni si sono svolte in più di 200 città, e in gran parte sono state pacifiche, ma alcuni episodi isolati di violenza si sono verificati a Porto Alegre e a Rio de Janeiro: qui alcuni manifestanti hanno dato fuoco a un autobus e la polizia ha risposto usando gas lacrimogeno e granate per disperdere la folla, ma non ci sono stati feriti. La preoccupazione dei manifestanti, in particolare quelli universitari, è che i tagli decisi dal governo di Bolsonaro mettano a rischio la sopravvivenza stessa delle università statali, e la loro capacità di continuare a fare ricerca in maniera indipendente.
Bolsonaro ha accusato i militanti di sinistra di aver alimentato le proteste e ha definito i manifestanti di essere degli “utili idioti manipolati da una minoranza che costituisce il cuore delle università federali del Brasile”. Parlando dal Texas, dove si trovava per ricevere un premio, ha difeso la manovra dicendo che i tagli all’istruzione sono stati necessari a causa di una situazione economica precaria ereditata dai governi precedenti, e ha aggiunto che sono stati “inferiori alle aspettative”. In passato Bolsonaro aveva spesso criticato le università pubbliche brasiliane, e di recente in un video trasmesso in diretta su Facebook aveva definito il sistema scolastico del paese “una casa con un ottimo tetto ma con i muri marci”.
Anche il ministro dell’Istruzione, Abraham Weintraub, ha difeso la decisione di tagliare i fondi alle università accusando il governo precedente e dicendo che una minore spesa per le università servirà a favorire invece gli altri gradi scolastici. «La priorità – ha detto Weintraub – sono l’istruzione prescolastica, le scuole elementari e le scuole tecniche. Serve un approccio scientifico, tecnico, numerico e manageriale per salvare questo paese dalla stagnazione economica degli ultimi 20 anni».