Lo spread ha raggiunto i 290 punti: era da dicembre che non era così alto
Lo spread, la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi, ha raggiunto oggi pomeriggio i 290 punti, il livello più alto dallo scorso dicembre quando si era abbassato grazie al compromesso tra governo e Commissione Europea sulla legge di bilancio. Già ieri si era arrivati a 281. Significa che sui mercati finanziari internazionali è aumentata la preoccupazione che in futuro il governo italiano non possa o non voglia rimborsare ai creditori il denaro che hanno prestato all’Italia: alcuni degli investitori stranieri che avevano comprato titoli di debito italiano hanno iniziato a venderli.
Secondo due rapporti di Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, è successo per via delle dichiarazioni di ieri del vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini, secondo cui con la prossima legge di bilancio si potrebbe sforare il rapporto deficit/PIL del 3 per cento – parametro imposto dai trattati europei – e aumentare il debito pubblico fino al 140 per cento del PIL. «Se qualcuno a Bruxelles si lamenta ce ne faremo una ragione», ha aggiunto nel corso di un comizio.
Se gli investitori perdono fiducia nei titoli di stato italiani, di solito ne perdono anche nel paese in generale e in particolare nel sistema bancario che di quei titoli di stato ha i depositi pieni. Così, quando aumenta lo spread, di solito aumenta automaticamente anche il costo che le banche devono affrontare per finanziarsi, in genere emettendo obbligazioni o prendendo a prestito a breve termine sul mercato interbancario. È qui che si innesca il meccanismo che trasferisce lo spread sui mutui delle persone: visto che il denaro raccolto dalle banche viene usato da quelle stesse banche per finanziare i prestiti a cittadini e imprese, se il costo di questa raccolta aumenta, aumenteranno anche i tassi di interesse sui mutui (anche se non a brevissimo termine).