Guida alle elezioni europee in Lussemburgo
È uno dei paesi più piccoli dell'Unione Europea e ha diritto a solo 6 seggi, che molto probabilmente andranno ai soliti noti
Il Lussemburgo è l’unico granducato – cioè una monarchia guidata da un granduca – al mondo, nonché il secondo più piccolo stato membro dell’Unione Europea per superficie e per popolazione. È famoso soprattutto per essere la sede di importanti banche internazionali, per il suo regime fiscale agevolato e per essere uno dei paesi con il reddito procapite più alto del mondo. È anche sede di diverse istituzioni europee – tra cui la sede amministrativa del Parlamento Europeo, la Corte di giustizia europea, la Banca europea degli investimenti e la Corte dei conti europea – e per queste ragioni è un paese dove le elezioni europee hanno sempre un significato particolare.
Essendo uno dei paesi più piccoli di tutta l’UE, il Lussemburgo elegge solo 6 deputati al Parlamento Europeo, come anche Cipro, Malta ed Estonia. Nonostante la sua dimensione, o forse proprio a causa della sua dimensione, il Lussemburgo è riuscito ad eleggere tre presidenti nella storia della Commissione Europea: Gaston Thorn – che è stato anche primo ministro del paese, presidente dell’Assemblea generale dell’ONU e presidente del Consiglio europeo – dal 1981 al 1985, dal 1995 al 1999 Jacques Santer – che si dimise in seguito a uno scandalo – e infine Jean-Claude Juncker, attuale presidente della Commissione e primo ministro del Lussemburgo dal 1995 al 2013.
Chi si presenta alle elezioni
Da sempre, o almeno dalla fine della Seconda guerra mondiale, il panorama politico lussemburghese è stato dominato dal Partito popolare cristiano sociale (CSV), lo stesso di Juncker. Dal 2013, il CSV ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento e il paese è guidato da una coalizione a tre composta dal Partito democratico (DP), dal Partito socialista operaio lussemburghese (LSAP) e dai Verdi (déi Gréng), soprannominata “Gambia” per i colori dei partiti, che insieme formano la bandiera del paese africano (rosso, blu e verde).
La coalizione di governo è riuscita inaspettatamente a vincere anche le elezioni dello scorso autunno e Xavier Bettel, del DP, è stato nominato primo ministro per una seconda volta.
CSV, Verdi, DP e LSAP sono anche gli unici partiti ad avere attualmente un deputato a Bruxelles e Strasburgo (CSV ne ha 3, gli altri uno a testa) e secondo i sondaggi anche a maggio la situazione non cambierà di molto, anche se forse CSV potrebbe perdere un seggio a favore del Partito Riformista di Alternativa Democratica (ADR), un partito conservatore e nazionalista nato negli anni Ottanta per proteggere gli interessi dei pensionati, più volte definito come populista ed euroscettico.
Al momento i sondaggi danno davanti ancora il CSV, il cui consenso si aggira intorno al 28-30 per cento, che si tradurrà in 2 o 3 seggi a seconda di quanto otterranno gli altri partiti. LSAP dovrebbe ottenere il 18 per cento dei voti, mentre il DP si aggira intorno al 17 per cento e i Verdi al 15 per cento.
Alle elezioni europee in tutto si sono presentati 10 partiti: tra questi anche Dei Lénk, la sinistra, e Volt, il partito fatto dai giovani europei che ha provato a presentarsi con lo stesso programma in tutti i paesi europei (senza riuscirci, in Italia). I partiti più piccoli però hanno poche possibilità di ottenere un seggio, anche se potrebbero comunque ottenere un risultato incoraggiante per il futuro.
Di cosa si è parlato
La crisi migratoria europea non è mai stata al centro dell’opinione pubblica, a differenza di quanto avvenuto in diversi altri paesi europei: essendo molto piccolo e molto lontano dalle principali rotte migratorie, non è mai stato particolarmente interessato dal fenomeno (alcuni lussemburghesi poi ricordano con orgoglio che su mezzo milione di abitanti convivono persone di 170 nazionalità diverse).
Molti ministri del governo di Bettel hanno più volte criticato i nazionalisti e sovranisti europei che fanno leva sulla crisi migratoria per ottenere consensi: qualche mese fa, per esempio, si parlò molto dello scontro tra il ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Asselborn, e il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, avvenuto durante un vertice informale dei ministri per l’Interno dell’Unione. Asselborn aveva anche suggerito di espellere l’Ungheria dall’Unione Europea per aver fatto costruire un muro al confine con Serbia e Croazia per tenere fuori i migranti che arrivavano dalla rotta balcanica e per aver più volte violato lo stato di diritto.
Il primo ministro Bettel è anche un sostenitore dei diritti civili: è il primo primo ministro lussemburghese dichiaratamente gay. Ha più volte ribadito la sua posizione a favore dei matrimoni gay, che ha legalizzato nel suo paese nel 2014. Il paese è anche al terzo posto per la tutela dei diritti LGBTQIA in Europa.
Per il resto i lussemburghesi non hanno molte richieste a livello elettorale: il paese è uno dei più ricchi al mondo e il terzo per reddito procapite secondo il Fondo Monetario Internazionale. La maggioranza dei residenti in Lussemburgo – quasi il 93 per cento secondo un sondaggio dell’Eurobarometro nel 2018 – ritiene che la situazione economica nel paese sia buona, contro il 49 per cento negli altri paesi dell’Unione. Il Lussemburgo è il terzo paese in Europa per livello di istruzione, dopo Lituania e Regno Unito. L’unico vero problema è il costo delle case, che dal 2010 ad oggi è raddoppiato, e sta creando una piccola emergenza abitativa.
Sistema elettorale
Il Lussemburgo ha un complicatissimo sistema elettorale per quanto riguarda le elezioni del parlamento nazionale: si vota in quattro circoscrizioni e gli elettori possono esprimere tanti voti quanti sono i deputati eleggibili nella propria circoscrizione (per cui se uno vota nella circoscrizione del Sud può esprimere fino a 23 preferenze, al Centro 21, a Nord 9, mentre a Est solo 7), ma non devono necessariamente votare per lo stesso partito.
La legge per le europee è altrettanto complicata. Il Lussemburgo elegge solo 6 deputati e quindi gli elettori possono esprimere sei preferenze (in Italia sono tre): anche in questo caso possono indicare le loro sei preferenze tra i candidati di tutte le liste.
In Lussemburgo andare a votare per le elezioni è obbligatorio per legge, motivo per cui l’affluenza è molto alta anche alle europee: nel 2014 l’affluenza fu dell’85,5 per cento, contro una media europea del 42,6 per cento.
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Questo articolo fa parte di una serie di guide alle elezioni europee del 2019. Qui trovate tutte le altre pubblicate finora.