Cate Blanchett è stata di tutto
Compie 50 anni, recita al cinema da poco più di 20, ha vinto due Oscar ed è stata Bob Dylan come Elisabetta I d'Inghilterra
L’11 ottobre 2007 il critico di cinema Roger Ebert era inviato al Festival del cinema di Toronto, e scrisse: «Il fatto che a questo festival ci siano contemporaneamente un film in cui Cate Blanchett è Elisabetta I d’Inghilterra e un film in cui Cate Blanchett è Bob Dylan – e che in entrambi reciti in modo splendido – è merito della magia del cinema». Blanchett compie oggi 50 anni ed è stata nel frattempo tante cose: tra le quali anche una grandissima attrice, vincitrice di due Oscar. Come notò Ebert, il suo grande merito sta soprattutto nell’aver saputo fare ruoli di ogni tipo, tra loro diversissimi. La regina Elisabetta I e Bob Dylan sono solo due tra i tanti.
La capacità di Blanchett – australiana, nata a Melbourne – di cambiare accento, aspetto e carattere a seconda del ruolo, è molto nota e apprezzata. Isabelle Huppert ha parlato del suo «incredibile e sempre affascinante trasformismo». Judi Dench ha detto che quando la vide interpretare Elisabetta credette per un attimo «di stare vedendo il vero personaggio storico, non qualcuno che stava recitando». Jane Fonda, dopo averla vista a teatro in Un tram che si chiama Desiderio, disse di aver visto «la più grande interpretazione teatrale di sempre». Meryl Streep, a proposito di quella stessa opera teatrale, parlò di un’interpretazione «nuda, cruda, fuori dall’ordinario, sorprendente e terrorizzante come nient’altro». Non è male, per un’attrice, ricevere complimenti di questo tipo da Huppert, Dench, Fonda e Streep. Ed è pieno di altri grandi attori e registi che hanno fatto complimenti di questo livello per Blanchett.
È il momento di arrivare a tutti quei ruoli di cui parlavamo. Blanchett iniziò a recitare a 18 anni: era in vacanza in Egitto, nel suo hotel si stava girando un film e le chiesero se voleva fare la comparsa. Disse sì e quindi il suo primo film è un film egiziano di pugilato, Kaboria, diretto da Khairy Beshara. Successivamente, dopo aver studiato un po’ di economia in Australia, lasciò tutto e si mise a recitare. Prima al teatro – tra le altre cose in Oleanna diretta da David Mamet, insieme a Geoffrey Rush – e poi al cinema.
Nella sua vita da attrice di cinema, Blanchett è stata: un’infermiera australiana prigioniera dei giapponesi nella Seconda guerra mondiale in Paradise Road, Elisabetta I d’Inghilterra nei due film di Shekhar Kapur, un’aristocratica britannica in Un marito ideale, una ballerina russa di un secolo fa in The Man Who Cried – L’uomo che pianse, una sensitiva in The Gift, l’elfa Galadriel nei film sul Signore degli Anelli, una donna al servizio della Resistenza francese durante l’occupazione nazista in Charlotte Gray, la giornalista irlandese Veronica Guerin nel film su di lei, se stessa e sua cugina Shelly in Coffee and Cigarettes, la giornalista Jane Winslett-Richardson in Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Katharine Hepburn in The Aviator, Bob Dylan in Io non sono qui, l’amante di Benjamin Button nel film suo sul curioso caso, Lady Marion in Robin Hood, la matrigna in Cenerentola, la Jasmine di Blue Jasmine, la Carol di Carol, l’antagonista Hela in Thor: Ragnarok.
Il film che spiega meglio la capacità di Blanchett di entrare in ruoli di ogni tipo – con ottimi risultati e non necessariamente facendo ogni volta mutamenti fisici esagerati – è Manifesto, che in realtà sta a metà strada tra il film e l’installazione artistica. Uscito nel 2015 e diretto da Julian Rosefeldt, Manifesto è diviso in 13 parti e in ognuna c’è un personaggio che recita alcuni estratti di manifesti politici o artistici. Quei personaggi sono tutti Cate Blanchett.