Guida al Giro d’Italia
Le cose da sapere sulle due cose che ne determineranno l'esito: il percorso e i corridori al via
Oggi inizia l’edizione 102 del Giro d’Italia, una delle tre grandi corse a tappe di ciclismo che durano tre settimane, insieme al Tour de France e alla Vuelta di Spagna. Il Giro parte da Bologna e il 2 giugno arriverà a Verona, all’Arena: solo che per andare da una città all’altra i corridori in gara non faranno 150 chilometri di autostrada ma, in 21 tappe, percorreranno più di 3.500 chilometri con molte salite, comprese quelle del Gavia e del Mortirolo. Al Giro d’Italia parteciperanno 176 corridori, otto per ognuna delle 22 squadre. Per qualcuno l’obiettivo principale sarà aiutare i capitani in ogni modo possibile e qualcun altro proverà a vincere le tappe in volata o dopo una fuga. Solo una ventina di corridori proveranno a puntare alla classifica generale e sono meno di dieci quelli con ragionevoli possibilità di vittoria.
Tra i favoriti per la Maglia Rosa, il noto simbolo del primato al Giro, ci sono Vincenzo Nibali e l’olandese Tom Dumoulin, che hanno vinto il Giro tre e due anni fa. Ma puntano a vincerlo anche il colombiano Miguel Angel Lopez, il britannico Simon Yates, che quasi lo vinse un anno fa, e lo sloveno Primoz Roglic: che non ha mai vinto una corsa a tappe di tre settimane (anche perché fino a pochi anni fa di lavoro faceva il saltatore con gli sci). Non ci sarà invece Chris Froome, che dopo aver vinto il Giro un anno fa, quest’anno punterà tutto sul Tour de France. Per una volta la sua squadra – che da poco si chiama Ineos, e non più Sky – non ha tra le sue file un chiaro favorito per la vittoria finale.
È sempre difficile fare previsioni su cosa possa succedere quando 176 corridori di 22 squadre diverse pedalano per più di tremila chilometri su e giù per l’Italia, con imprevisti e dinamiche che di giorno in giorno cambiano le cose. Ma comunque ci si prova sempre: guardando il percorso, il passato e, soprattutto, chi sono e come stanno quelli che devono pedalare.
Il percorso
Il Giro d’Italia inizierà con una breve tappa a cronometro, utile per entrare nel clima della corsa e ripassare uno per uno nome e storia dei corridori. La cronometro di Bologna avrà un orario insolito: il primo corridore partirà poco prima delle 17 e l’ultimo arriverà intorno alle 20. La tappa sarà lunga 8 chilometri e gli ultimi due porteranno in cima al San Luca, il Santuario sul colle sopra Bologna. Sono due chilometri con pendenza media al 10 per cento e massima al 22, che faranno subito capire chi è in forma e chi no (ma anche essere troppo in forma troppo presto può essere un problema).
Nella prima settimana il Giro andrà verso sud lungo la costa tirrenica e poi si sposterà in Puglia, con un arrivo di tappa a San Giovanni Rotondo; in seguito tornerà verso nord lungo la costa adriatica, con due arrivi a L’Aquila e a Pesaro. Ci saranno salite in queste tappe, ma non saranno per niente comparabili a quelle che arriveranno dopo. Nella prima settimana c’è da aspettarsi soprattutto fughe e arrivi in volata, e corridori come Nibali, Dumoulin, Yates, Lopez o Roglic dovranno soprattutto stare attenti a non perdere tempo, più che a guadagnarne. Il loro scopo sarà “farsi la gamba”, raggiungere o mantenere cioè uno stato di forma ottimale e, se dovesse capitare, provare a guadagnare qualche secondo sui rivali.
Il 19 maggio le cose cambieranno: ci sarà la nona tappa, a cronometro, da Riccione a San Marino. Sarà lunga 34 chilometri e se avete presente dov’è San Marino avete già capito che gli ultimi 12 saranno in salita. Questa tappa modificherà molto la classifica: la mattina, prima della cronometro, i favoriti per la Maglia Rosa saranno probabilmente distaccati tra loro di pochi secondi; la sera, dopo la cronometro, qualcuno si troverà in vantaggio e qualcun altro sarà invece nella scomoda situazione di dover attaccare e recuperare diversi secondi (o forse anche un paio di minuti) nei giorni seguenti.
Dopo San Marino ci saranno un paio di tappe pianeggianti in cui la carovana del Giro si sposterà verso la Liguria. Poi, dal 23 maggio in poi, inizieranno le vere salite. Partendo dal Piemonte il Giro percorrerà da ovest a est tutto l’arco alpino, fino ad arrivare a Verona, dove finirà con la terza cronometro individuale, lunga 15 chilometri e anche quella con un po’ di salita. Per capire come sarà la seconda metà del Giro basta guardare l’altimetria generale:
L’edizione 102 del Giro avrà molti chilometri a cronometro (quasi sessanta) ma anche tante salite. I gran premi della montagna saranno 40, con cinque arrivi in salita e cinque tappe di alta montagna. La Cima Coppi, la vetta più alta, sarà il Passo Gavia, a 2.618 metri sul livello del mare. La Montagna Pantani, quella considerata più ostica, sarà il Mortirolo: è lunga 12 chilometri e ha una pendenza media del 12 per cento. Le salite di Gavia e Mortirolo saranno affrontate il 28 maggio, nella 19ª tappa: lunga 226 chilometri e con oltre 5mila metri di dislivello. È la tappa più dura, che il sito Inner Ring definisce “un’antologia alpina“, ma – come mostra la planimetria generale – ce ne saranno diverse altre poco prima e poco dopo. Il meteo, la classifica e le evoluzioni della gara potrebbero rendere difficilissime e decisive anche altre tappe.
I corridori
Le tappe in volata dovrebbero essere una questione tra l’italiano Elia Viviani, che ha 30 anni, e il colombiano Fernando Gaviria e l’australiano Caleb Ewan, entrambi di 6 anni più giovani. Viviani nel 2018 vinse quattro tappe e la Maglia Ciclamino, la maglia a punti, che tiene conto delle posizioni e non dei distacchi (e per questo viene spesso vinta da velocisti, che in salita accumulano decine di minuti di ritardo). Le altre maglie sono quella Bianca, per il miglior corridore con meno di 25 anni, e quella Azzurra, per il miglior scalatore.
Ci sono poi diversi corridori che, chissà quando e chissà come, vinceranno dopo essere andati in fuga: il prototipo di questo tipo di corridore è il belga Thomas De Gent, che dice di annoiarsi a stare in gruppo e quindi prova spesso ad andare in fuga. Ma ce ne sono molti come De Gent: anche perché diverse squadre più piccole e meno ricche non hanno corridori che possono vincere la Maglia Rosa o competere in volate di gruppo e quindi mandano corridori in fuga per far vedere un po’ in tv gli sponsor sulle divise e, se va bene, vincere una tappa.
I corridori per la Maglia Rosa
Ma al Giro d’Italia quello che conta davvero è la Maglia Rosa, che viene indossata giorno dopo giorno da chi ci ha messo meno tempo a percorrere tutte le tappe fino a quel momento. Qualcuno la indosserà dopo la cronometro di Bologna, poi per diversi giorni per mettersela addosso basterà vincere qualche volata o indovinare la fuga giusta; ma nella seconda metà saranno in pochi quelli che potranno pensare di mettersela e tenersela fino a Verona. Torniamo quindi a Nibali, Dumoulin, Yates e Roglic.
Vincenzo Nibali
Ha 34 anni e se dovesse vincere sarebbe il più anziano vincitore nella storia del Giro. L’anno scorso puntò al Tour ma dovette ritirarsi dopo una frattura alla vertebra. Due anni fa arrivò secondo al Giro e tre anni fa vinse, dopo un notevole attacco da lontano. Nibali è in forma ed è andato forte alla Liegi-Bastogne-Liegi e al Tour of Alps, che come suggerisce il nome di montagne ne ha tante. Nibali è forte a cronometro e fortissimo in salita ma, soprattutto, è uno dei corridori che riesce ad avere più energie nella terza settimana, l’ultima e decisiva. Ha anche dimostrato più di una volta di saper azzardare attacchi da lontano, che potrebbero far saltare il banco. Ma, certo, non è più giovanissimo; e la sua squadra non sembra essere tra le meglio attrezzate.
Tom Dumoulin
È olandese e insieme a Nibali è l’unico ad aver già vinto il Giro: due anni fa, nonostante quel problema intestinale. L’anno scorso arrivò secondo, perché non riuscì a stare dietro a Chris Froome, che si prese la Maglia Rosa con una delle più grandi imprese ciclistiche degli ultimi anni. Dumoulin ha 28 anni e una squadra non particolarmente forte. Ma va fortissimo a cronometro e ha dimostrato di saper tenere il passo dei migliori scalatori anche sulle salite peggiori. Il Giro gli piace molto (è alla sua quarta partecipazione consecutiva) e ha già indossato la Maglia Rosa per 17 giorni. Giocano a suo favore l’esperienza e i tanti chilometri a cronometro.
Simon Yates
È britannico, ha 26 anni e l’anno scorso indossò la Maglia Rosa per 13 giorni, prima di perdere molti minuti negli ultimi giorni (e di rifarsi in seguito vincendo la Vuelta di Spagna). È meno forte di Dumoulin a cronometro, ma è tra quelli che potrebbero attaccare in salita. Insieme a Nibali, è il corridore da cui è più probabile aspettarsi attacchi da lontano e mosse azzardate, con lo scopo di mettere in crisi corridori più forti di lui a cronometro.
Primoz Roglic
Ha 29 anni e la sua squadra, la Jumbo-Visma, è tra quelle con i corridori migliori. Quest’anno ha già vinto due corse a tappe di una settimana e sono due anni che vince o arriva sul podio di quasi ogni corsa a tappe di una settimana a cui partecipa. Ma il suo miglior risultato in una corsa di tre settimane è un quarto posto al Tour de France del 2018, e le corse di tre settimane sono molto diverse da quella di una. Roglic non ha vinto tanto, per avere 29 anni; ma è professionista solo dal 2013, perché prima era stato un atleta di salto con gli sci. Come Dumoulin è probabile che guadagni molto a cronometro su corridori come Nibali e Yates, e come Dumoulin non è detto che ne perda in salita. Ma una corsa di tre settimane, con diversi chilometri oltre i duemila metri di altezza, richiede doti di recupero e resistenza molto particolari. La sua capacità di tenuta nella terza settimana – specie se dura come il Giro di quest’anno – è l’incognita più grande, anche perché è probabilmente il più forte al via, ma non è detto che lo sarà anche a fine maggio.
Miguel Angel Lopez
Ha 25 anni e anche lui ha vinto due corse a tappe di una settimana. Nel 2018 è arrivato terzo sia alla Vuelta che al Giro e la sua squadra, l’Astana, è tra quelle che nel 2019 sono andate meglio. È uno scalatore e il suo problema principale potrebbero essere le tappe a cronometro.
Il Trofeo senza Fine
È probabile ma non sicuro che a vincere sia uno tra Nibali, Dumoulin, Yates, Roglic o Lopez. Sono da tenere d’occhio anche lo spagnolo Mikel Landa, l’ecuadoriano Richard Carapaz, il polacco Rafal Majka e il suo compagno di squadra Davide Formolo, o due giovani corridori del Team Ineos, Pavel Sivakov e Tao Geoghegan Hart. Avrebbero dovuto fare i gregari al capitano Egan Bernal, che però si è infortunato e non sarà al via. Sono entrambi giovani e quindi inesperti, ma al Tour of Alps sono andati ancora meglio di Nibali e corrono comunque per una squadra che ha vinto la gran parte delle corse a tappe di tre settimane degli ultimi anni. E comunque, in una corsa lunga e difficile come il Giro gli imprevisti, le cadute, gli acciacchi, i malanni, il mal di gambe e le crisi di fame possono sempre succedere. Due anni fa il Giro si decise nell’ultima cronometro, tre anni fa lo vinse Nibali quando ormai molti lo davano per spacciato e lo stesso fece Froome un anno fa.
Comunque, chiunque vincerà oltre all’ultima Maglia rosa se ne andrà a casa da Verona anche con il Trofeo Senza Fine. Si chiama così perché è a forma di spirale e ad ogni edizione viene allungato, con l’aggiunta del nome dell’ultimo vincitore.