Il piano per sotterrare l’anidride carbonica prodotta dal porto di Rotterdam
E anche quella dei porti di Anversa e Gent: prevede di trasportarla con un gasdotto sotto al mare del Nord
I porti di Rotterdam, Anversa e Gent – tra i più grandi d’Europa e responsabili da soli di un terzo delle emissioni inquinanti dell’area del Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – hanno presentato un progetto per ottenere fondi europei per realizzare un sistema di stoccaggio sotterraneo di anidride carbonica (CO2), una delle tecniche che secondo molti scienziati sarà fondamentale per ridurre la presenza di gas serra nell’atmosfera. Il progetto, chiamato Porthos, prevede che l’anidride carbonica sia trasportata con un sistema di tubature in un vasto giacimento di idrocarburi oggi vuoto, a meno di 10 chilometri dalla costa e 3 chilometri sotto il fondo del mare del Nord.
La CO2 è tra i principali responsabili dell’effetto serra: insieme ad altri gas, impedisce alla Terra di disperdere il calore assorbito dai raggi solari, comportando un aumento della temperatura media globale che causa il cambiamento climatico. Per raggiungere i livelli di emissioni previsti dall’Unione Europea, è fondamentale e insostituibile una progressiva e necessaria transizione dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile, ma parallelamente gli ingegneri del clima da anni stanno sviluppando degli altri sistemi per ridurre l’impatto delle emissioni che già produciamo. Uno dei più promettenti è quello di cattura e sequestro dell’anidride carbonica (CCS), che prevede di catturare la CO2 dall’atmosfera – attraverso delle grosse ventole che aspirano l’aria, e tramite un successivo processo chimico – e di trasferirla in alcuni spazi sotterranei.
Il progetto che coinvolge i porti di Rotterdam, Anversa e Gent prevede che a regime, entro il 2030, si possano immagazzinare 10 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, sui circa 60 milioni prodotti in totale dai tre siti.
Questo genere di progetti interessa da tempo l’Unione Europea, che nel 2009 aveva deciso di stanziare un miliardo di euro per finanziarne sei diversi progetti di questo tipo. Alla fine furono accantonati per i costi troppo alti: ora l’efficienza di questi sistemi è migliorata, e si sono aperte possibilità per rivendere la CO2 ad aziende chimiche e a produttori agricoli che utilizzano le serre. Per essere economicamente sostenibile, in ogni caso, un impianto come quello di Rotterdam avrebbe comunque bisogno di ricevere appositi sussidi.
Attualmente esistono una ventina di impianti di CCS in attività o in costruzione al mondo: il primo fu realizzato nel 1996 al largo delle coste norvegesi, e oggi consente di immagazzinare nel sottosuolo circa 1 milione di tonnellate di CO2 all’anno. Il più grosso sistema di CCS è invece in funzione dal 2017 in Texas, e ha una capacità annua di 1,4 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti a quelle prodotte da 350mila automobili.