La novità col fascismo del 2019

Non è uno stand a Torino, spiega Adriano Sofri sul Foglio, è il rapporto del governo con uno stand a Torino

Una manifestazione fascista a Milano (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
Una manifestazione fascista a Milano (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

Sul Foglio, Adriano Sofri ha spiegato quale sia secondo lui il vero problema dell’editore fascista al Salone del Libro di Torino, e quello di cui si dovrebbe discutere. Non tanto che esista un editore di libri fascista e non tanto che sia al Salone del Libro, ma i rapporti di vicinanza tra quell’editore fascista (e quello che gli sta dietro) e il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

C’è qualcosa che sfugge nella discussione sui fascismi, sfugge a me, o ad altri. Si raccomanda di non impiegare alla leggera la nozione, fuori dal suo contesto storico: giusto, troppo giusto. Si ricorda – lo fa uno storico autorevole come Emilio Gentile – che il neofascismo nell’Italia del Dopoguerra è sempre esistito, in particolare con un partito come l’Msi, dalla rilevante presenza parlamentare, la cui esistenza si concluse, o si mutò, con l’ingresso nel governo nazionale. Esistettero anche, altroché, formazioni extraparlamentari fasciste o francamente naziste il cui rapporto con membri e apparati del potere statale fu strettissimo, nel cui conto stanno le stragi e i colpi di stato tentati, fra ridicolo (i colpi di stato mancati sono sempre ridicoli) e istruttivo: istruttivo fu per esempio l’ingresso notturno al Viminale.

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