Perché quel video dello scimpanzé con uno smartphone è pericoloso
È stato visto milioni di volte, ma la famosa etologa Jane Goodall dice che non rispetta l'animale e invita tutti a smettere di condividerlo
Nelle ultime due settimane è circolato moltissimo online il video di uno scimpanzé che utilizza uno smartphone, apparentemente per consultare Instagram. Dopo essere stato condiviso dal profilo @therealtarzann, raccogliendo circa 2 milioni di visualizzazioni, il video è stato ripreso e pubblicato su molti siti di notizie, contribuendo ulteriormente alla sua diffusione.
Diversi etologi – gli studiosi dei comportamenti animali – hanno però criticato la diffusione del video e la spettacolarizzazione dello scimpanzé. Jane Goodall, famosa naturalista che ha dedicato buona parte della propria vita allo studio degli scimpanzé, ha invitato attraverso il suo istituto a non condividere il video, a rimuoverlo dai social network e a mantenere comportamenti più rispettosi per non nuocere agli animali selvatici, a cominciare dai primati non umani.
Il video, che seguendo i consigli di Goodall abbiamo deciso di non pubblicare o linkare, mostra uno scimpanzé apparentemente a proprio agio mentre utilizza uno smartphone. Impiega le zampe anteriori con destrezza per interagire con lo schermo e sembra essere, almeno in certa misura, interessato e consapevole di ciò che sta osservando. È un comportamento etologicamente interessante, ma ottenuto in condizioni non adatte e che secondo i ricercatori potrebbero avere ripercussioni negative. Più in generale, spiega il Jane Goodall Institute, il video “immortala la gestione inappropriata di uno scimpanzé”.
Secondo le informazioni raccolte dall’istituto, lo scimpanzé appartiene al Myrtle Beach Safari (South Carolina, Stati Uniti), un parco zoologico noto per avere sfruttato in modo inappropriato alcuni primati non umani già in passato. Il video è stato pubblicato su Instagram da @therealtarzann, un profilo gestito da Mike Holston, che mostra immagini di animali con i quali interagisce in modi apparentemente buffi e giocosi. Il suo profilo è seguito da oltre 5,3 milioni di persone e mostra spesso video e fotografie con Limbani, uno scimpanzé che viene vestito come un essere umano, o usato per promuovere lo stesso account di Holston. L’animale è sempre ripreso da solo, dando l’idea che non gli sia concesso di trascorrere molto tempo con i suoi simili, nonostante gli scimpanzé siano animali sociali. Non è chiaro perché il parco naturale consenta la produzione di questi video, che a lungo andare potrebbero avere ripercussioni negative sia fisiche sia psicologiche sugli animali che ospita.
L’istituto di Goodall ricorda inoltre che video di questo tipo diffondono “l’idea estremamente pericolosa che gli scimpanzé possano essere dei buoni animali da compagnia”. Il rischio concreto è che questa idea sia trasmessa e amplificata, contribuendo ai traffici illeciti di scimpanzé, un problema consistente e che rientra nella compravendita illegale di circa 3mila primati non umani prelevati dai loro ambienti naturali ogni anno. Video di questo tipo non trasmettono inoltre il messaggio che gli scimpanzé sono una specie in pericolo, a rischio di estinzione in pochi decenni.
Anche grazie agli studi di Jane Goodall, sappiamo che agli scimpanzé piace giocare, e apprendere come utilizzare particolari strumenti attraverso il gioco. Il processo è però naturale e non deve essere guidato o condizionato, nemmeno nel caso in cui questi animali vivano in cattività. Numerose ricerche hanno dimostrato come indurre comportamenti non spontanei possa causare danni, anche nel lungo periodo, al modo in cui uno scimpanzé si relaziona con gli altri, gestisce le proprie abitudini e sopravvive.
Come per la maggior parte degli animali non domestici, è inoltre sconsigliabile e pericoloso avere a che fare con primati non umani se non si hanno le giuste competenze e conoscenze scientifiche per farlo. Uno scimpanzé può sviluppare comportamenti aggressivi, essere improvvisamente turbato da qualcosa e diventare violento. Per questo, video come quelli pubblicati da @therealtarzann sono pericolosi: comunicano l’idea di poter avere a che fare con qualsiasi animale, senza rispettarne le esigenze e tutelarne la salute.
I social network hanno sensibilmente amplificato questo fenomeno, come dimostra il successo dei numerosi profili che si occupano di animali. Il consiglio è di seguire, promuovere e condividere gli account gestiti da istituzioni scientifiche, centri di ricerca e media specializzati e con una buona reputazione nel settore, lasciando perdere gli influencer che sfruttano gli animali selvatici per qualche “Mi piace” in più e per promuovere il loro profilo.