Cosa succede con le elezioni a Istanbul
La commissione elettorale ha cancellato la vittoria dell'opposizione e ordinato nuove elezioni, ma ci sono forti sospetti che la decisione sia stata pilotata da Erdoğan
Lunedì sera la commissione elettorale turca ha annunciato la cancellazione delle ultime elezioni per il sindaco di Istanbul, che erano state vinte dal candidato dell’opposizione Ekrem Imamoglu per poche migliaia di voti e il cui risultato era stato molto contestato dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. La commissione ha accolto uno dei ricorsi presentati dal partito di Erdoğan, l’AKP, e ha ordinato nuove elezioni per il prossimo 23 giugno, scatenando grosse proteste e facendosi accusare di essere stata manipolata.
Le elezioni si erano tenute il 31 marzo e avevano visto un lieve vantaggio del CHP, il principale partito di opposizione in Turchia, sull’AKP. A Istanbul il primo aveva preso il 48,79 e il secondo il 48,51 per cento, con una differenza di circa 13.000 voti tra i due candidati. Inizialmente era sembrato che l’AKP ed Erdoğan, che governa la Turchia in modo autoritario, volessero accettare la sconfitta, ma pochi giorni dopo il voto avevano presentato un primo ricorso contro il risultato, che era stato respinto.
Istanbul – che negli ultimi 25 anni è stata governata dall’AKP – è la città più importante della Turchia e quella dove Erdoğan iniziò la sua carriera politica, da sindaco. Oltre ad avere un’importanza economica enorme nel paese, quindi, ha anche un grande ruolo simbolico e politico. Il sindaco di Istanbul, che ha più di 15 milioni di abitanti, diventa immediatamente uno dei politici più importanti del paese, con grandissima visibilità e il controllo su un’enorme macchina amministrativa.
Mentre i giornali e le televisioni controllate direttamente o indirettamente da Erdoğan – quasi tutti – avevano cominciato a parlare di brogli e irregolarità nel voto, l’AKP aveva quindi presentato un nuovo ricorso alla commissione elettorale, sostenendo che ci fossero state irregolarità nella composizione delle liste elettorali e che alcuni rappresentanti di seggio non fossero stati scelti tra i funzionari pubblici, come previsto dalla legge. La commissione elettorale ha accolto questo secondo ricorso con 7 voti contro 4, ma secondo il New York Times le prove presentate dall’AKP a sostegno del ricorso sono state tutt’altro che esaustive e si sono basate principalmente sull’idea un po’ vaga di una cospirazione dell’opposizione ancora legata al tentato colpo di stato del 2016.
La decisione della commissione è stata criticata molto duramente dal CHP e i giornali parlano di proteste in diversi quartieri di Istanbul controllati dall’opposizione. Imamoglu – che dopo la bocciatura del primo ricorso si era formalmente insediato come nuovo sindaco della città – ha detto che nei prossimi giorni incontrerà ad Ankara i dirigenti del suo partito per decidere cosa fare, ma la decisione della commissione non può essere contestata in appello e non sembrano esserci alternative alle nuove elezioni.
Erdoğan, che lo scorso anno è stato rieletto presidente per un secondo mandato con più del 52 per cento dei voti, negli ultimi anni ha aumentato enormemente il suo controllo sulla Turchia, facendo approvare riforme costituzionali che hanno accresciuto i suoi poteri e licenziando migliaia di agenti di polizia, soldati e funzionari pubblici accusati di aver partecipato al colpo di stato del 2016. Nonostante il suo pervasivo controllo anche sui mezzi di informazione – non esistono di fatto grandi giornali di opposizione, nel paese – alle ultime elezioni amministrative il CHP ha ottenuto importanti vittorie in molte grandi città del paese, tra cui anche la capitale Ankara, complice il fatto che la Turchia sta attraversando una recessione dopo dieci anni di crescita economica.
Le nuove elezioni a Istanbul riguarderanno solo l’elezione del sindaco, e non quella dei consiglieri comunali: per quel voto, che invece era stato vinto dall’AKP, non è stato presentato nessun ricorso. Il ministero dell’Interno nominerà un sindaco ad interim che sarà in carica fino all’elezione del prossimo sindaco.