Ogni naso è un mondo a parte
Una nuova ricerca spiega perché ognuno di noi sente gli odori in modo diverso, compreso quello del mughetto
Una nuova ricerca, da poco pubblicata sulla rivista scientifica PNAS, offre nuove interessanti conferme sulla grande diversità di percezione degli odori da parte di ognuno di noi, a seconda delle mutazioni genetiche che ci portiamo dietro. Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori statunitensi con la collaborazione di 300 volontari, sottoposti a un test per misurare la loro capacità di percepire determinati odori. È saltato fuori che alcuni non avvertono quasi per nulla un profumo penetrante, come quello del mughetto utilizzato in diversi cosmetici, mentre altri non percepiscono l’odore di affumicato tipico di alcune marche di whisky.
I test sui 300 volontari sono stati condotti presso la Rockefeller University di New York. Ai partecipanti è stato chiesto di sedersi davanti a uno schermo, collocato su un bancone dove erano state disposte 150 boccette contenenti altrettanti odori. Sullo schermo comparivano le indicazioni su quale boccetta aprire e odorare. Per ogni annusata, i volontari dovevano poi esprimere un voto da 1 a 7 per dichiarare quanto intensamente sentissero l’odore, e un altro voto sempre da 1 a 7 per esprimere quanto fosse piacevole ciò che avevano annusato. Alla fine del test, ogni volontario era stato sottoposto al prelievo di un po’ di sangue, per un’analisi del DNA.
I ricercatori sono andati alla ricerca delle mutazioni genetiche che condizionano il modo in cui funzionano i recettori nel naso, attivati dalle sostanze chimiche presenti nell’aria che inaliamo e incaricati di inviare ciò che hanno percepito al cervello, che traduce poi il tutto in una sensazione. Ogni odore è la combinazione di più sostanze e porta alcuni recettori ad attivarsi, a vari gradi di intensità. È grazie alla combinazione di ciò che percepiscono questi recettori, in base anche alla quantità e alla concentrazione delle sostanze, se riusciamo a distinguere l’odore dei fiori, di un frutto o di qualsiasi altra cosa. Una minuscola mutazione genetica di un recettore, scrivono i ricercatori, può alterare marcatamente la nostra capacità di percepire un odore.
Le aziende produttrici di shampoo, bagni schiuma e deodoranti utilizzano da tempo una molecola che si chiama bourgeonal, e che ha la caratteristica di avere un aroma che richiama molto quello del mughetto. Ne bastano pochissime gocce e non costa molto, anche per questo è ampiamente utilizzato in questi prodotti. Lo studio ha evidenziato come per alcune persone quell’odore sia inesistente, o venga percepito molto meno rispetto alla media.
Qualcosa di analogo avviene con il 2-ethylfenchol, la sostanza che dà quel caratteristico profumo terroso alle barbabietole. Per alcuni è un odore lievissimo e per nulla fastidioso, per altri è talmente intenso da dar loro l’impressione di mangiare terra quando si trovano davanti a un piatto di barbabietole.
Un’altra singola mutazione genetica si è rivelata sufficiente per cambiare il modo in cui è percepito il caratteristico odore di affumicato di certi whisky. Per alcuni era al giusto livello per aggiungere caratteristiche e corpo alla bevanda, per altri era quasi assente e per altri ancora troppo intenso.
Altre ricerche in passato avevano già messo in evidenza quanto possano essere marcate le differenze nella percezione di alcuni odori. In studi precedenti si era per esempio scoperto che non tutte le persone percepiscono l’odore della pipì dopo avere mangiato asparagi, o che solo ad alcuni dà fastidio l’odore del sudore maschile dovuto alla presenza di particolari ormoni come l’androsterone.
Ricerche di questo tipo aiutano a comprendere meglio come la percezione del mondo, da parte di ciascuno di noi, sia influenzata da fattori genetici. Nel regno animale, l’olfatto riveste un ruolo fondamentale; noi esseri umani siamo abituati a dare molta più importanza a ciò che vediamo e sentiamo, eppure la percezione degli odori è una costante della nostra esistenza, una componente altrettanto importante e a cui facciamo solo raramente caso, quando la usiamo attivamente per qualcosa.
La genetica ha un ruolo importante nel modo in cui percepiamo gli odori, ma non è l’unica variabile in gioco. Nel corso della nostra esistenza, impariamo ad associare particolari odori ad altrettante esperienze di vita, al punto da riuscire a riviverle mentalmente quando per caso entriamo nuovamente in contatto con loro. In questo processo, la nostra mente ha un ruolo centrale, che contribuisce ulteriormente a personalizzare l’esperienza degli odori.
Come ha spiegato Rachel Herz della Brown University al New York Times, ci sono diversi modi per rendersi conto di quanto il nostro cervello, raggiunto da innumerevoli altri stimoli provenienti dai sensi, abbia un ruolo determinante nell’associare sensazioni ed esperienze. In un test effettuato qualche tempo fa, Herz propose a un gruppo di volontari di odorare una combinazione di diverse sostanze, dicendo loro che era vomito. Poi presentò la stessa identica combinazione di odori, dicendo questa volta che era parmigiano. I partecipanti ci cascarono, ma quando fu svelato lo stratagemma si rifiutarono di credere che si trattasse della stessa sostanza.