Le due sentenze sui migranti che hanno fatto arrabbiare Salvini

I tribunali di Bologna e Firenze hanno dato ragione a tre migranti cui era stata negata la possibilità di iscriversi all'anagrafe, contraddicendo il "decreto sicurezza"

ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Oggi il Tribunale civile di Bologna ha accolto il ricorso di due richiedenti asilo ai quali, per via del decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini, era stata negata la possibilità di iscriversi all’anagrafe utilizzando il permesso di soggiorno per richiesta di asilo. Il Corriere della Sera scrive che i magistrati hanno spiegato che «la mancata iscrizione ai registri anagrafici impedisce l’esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essa connessi, tra i quali rientrano ad esempio quello all’istruzione e al lavoro» e che il decreto sicurezza «non contiene un divieto esplicito di iscrizione per i richiedenti asilo, bensì evidenzia come il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non costituisce titolo per l’iscrizione all’anagrafe».

A marzo, il Tribunale di Firenze aveva preso una simile decisione nei confronti di un altro richiedente asilo, di nazionalità somala, e aveva costretto il comune di Scandicci a registrarlo all’anagrafe. Entrambe le sentenze hanno quindi sconfessato il decreto sicurezza, scrive La Stampa, che a parere dei giudici «è contrario a norme di livello superiore».

Salvini ha subito commentato la notizia della sentenza del tribunale di Bologna parlando di una «sentenza vergognosa» e dicendo che avrebbe presentato ricorso. Ha anche invitato i giudici a candidarsi in politica se vogliono «cambiare le leggi per aiutare gli immigrati». Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha invece detto che «la norma è illegittima e la magistratura è indipendente», aggiungendo che «un ministro fa ricorso ma non minaccia i giudici di essere di parte. Io rispetterò la legge e applicherò la sentenza. Salvini faccia bene i suoi provvedimenti invece di fare propaganda».

Il cosiddetto decreto sicurezza ha messo insieme quelli che inizialmente dovevano essere due testi separati: il decreto sicurezza e il decreto immigrazione. È entrato in vigore a dicembre e in pratica il suo scopo è quello di rendere più difficile ai richiedenti asilo restare regolarmente in Italia, rendere più facile togliere loro lo status di protezione internazionale, in particolare a quelli che hanno commesso reati, e infine risparmiare sulla gestione della presenza di richiedenti asilo in Italia, anche a costo di peggiorarne le condizioni di vita.

Secondo il decreto, il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non può essere utilizzato come documento valido per richiedere l’iscrizione all’anagrafe e quindi ottenere la residenza in Italia. Quest’ultima si può ottenere mostrando un altro documento che dimostri la regolarità del soggiorno in Italia. «Ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale deve intendersi comunque regolarmente soggiornante», avevano scritto i magistrati del tribunale di Firenze nella sentenza di marzo, «in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello stato durante l’esame della domanda di asilo».