Questa è moda, fidati!
"It's called ffasiwn" è un progetto fotografico sui bambini delle comunità sperdute del Galles, a metà strada tra la moda e il documentario
It’s called ffasiwn è un progetto fotografico che racconta con uno sguardo nuovo — delicato e umoristico – le Valleys, cioè le vallate del Galles meridionale, abitate da comunità sparse e conosciute soprattutto per le miniere di carbone e le dure condizioni di vita e di lavoro. Qui i protagonisti sono i bambini, vestiti in costume o con abiti alla moda e cromaticamente coordinati, in posa davanti a una casa, schierati su un muretto o che danzano lievi tra le colline, consegnando una nuova immagine di questi posti. L’idea è di due amiche, la direttrice creativa Charlotte James – che ha lavorato con aziende di moda come Helmut Lang – e la fotografa parigina Clémentine Schneidermann, trasferitasi in Galles dai tempi dell’università e conosciuta per I Called Her Lisa Marie, un libro fotografico dedicato ai fan di Elvis Presley.
L’aneddoto che ha ispirato il nome dice molto della natura del progetto, come racconta i-D: James aveva vestito 18 bambine per Halloween e mentre cercavano il posto dove scattare la foto incontrarono un gruppo di ragazzini che urlarono «ma come siete conciate? sembra stiate andando a un funerale!”; e una ragazzina rispose «questa è moda (it’s called fashion), fidati». Sono i ragazzini stessi a decidere come vestirsi, mentre James si riserva di scegliere il colore che è legato alla stagione: «rosso per San Valentino, giallo in estate», spiega. Da subito il progetto si è trasformato in una serie di laboratori in cui i bambini si divertono a giocare con gli abiti e i gioielli e a lavorare alla realizzazione del set; a volte hanno anche ricevuto piccole somme per comprarsi gli abiti in negozietti di beneficenza o dell’usato.
It’s called ffasiwn è quindi un progetto ibrido, che mette insieme fotografia documentaristica e fotografia di moda, insieme a uno spirito educativo e al desiderio di dare una nuova identità alle valli gallesi. Fino al 25 maggio sarà esposto alla Martin Parr Foundation di Bristol.