Quelli che vogliono fare pubblicità dallo Spazio

Una società russa vuole usare una costellazione di piccoli satelliti per mostrare annunci dall'orbita terrestre: ma non è sola, e gli astronomi sono preoccupati

(StartRocket)
(StartRocket)

In futuro, quando alzeremo gli occhi al cielo dopo aver visto una pubblicità che non ci piace, potremmo ritrovarci a osservarne un’altra mostrata direttamente dalla stratosfera. StartRocket, una società russa con piani molto ambiziosi (e dall’incerto futuro), sostiene di essere al lavoro per costruire piccoli satelliti da spedire in orbita, con lo scopo di usarli come tabelloni pubblicitari per mostrare messaggi promozionali nel cielo notturno. Il progetto è l’ultimo di una serie di iniziative simili organizzate da altre aziende, nate negli ultimi anni grazie ai costi sempre più bassi per costruire e inviare in orbita nuovi satelliti.

Nelle scorse settimane, StartRocket ha annunciato di essere a buon punto con il suo piano per le pubblicità orbitali, e di prevedere di mostrare le prime a partire dal 2021. Ha inoltre detto di avere raggiunto un primo accordo con il produttore di bibite Pepsi, che sarebbe stato il suo primo cliente a farsi pubblicità dallo Spazio. Nei giorni seguenti, anche in seguito a diverse critiche circolate online, Pepsi ha smorzato gli entusiasmi di StartRocket, confermando di avere stretto un accordo per un “test preliminare”, ma di non avere ancora intenzione di mostrare il proprio logo e altri annunci pubblicitari dallo Spazio.

Il sito di StartRocket non fornisce molti dettagli tecnici su come intenda realizzare il sistema. L’idea è di creare in orbita una rete di piccoli satelliti che, a seconda della posizione in cui si trovano, riflettano o meno la luce solare; in questo modo si potrebbero mostrare brevi testi, loghi e immagini stilizzate. La rete satellitare dovrebbe rimanere in orbita a una distanza tra i 400 e i 500 chilometri dalla Terra, compiendo un giro intero intorno al nostro pianeta ogni 90 minuti circa. I messaggi sarebbero visibili solo in alcune parti del mondo, in determinati orari e per poco tempo, a seconda della loro posizione orbitale.

L’idea potrebbe apparire per lo meno balzana, ma come spiega Slate con vari esempi, StartRocket non è l’unica società a volere sfruttare lo Spazio per scopi promozionali. La startup giapponese ALE sta lavorando al progetto Sky Canvas, in questo caso per organizzare spettacoli su richiesta di “stelle cadenti”. La società si farebbe carico di spedire in orbita piccoli satelliti, destinati a rientrare nell’atmosfera nel modo più turbolento possibile, in modo da farli disintegrare con piccole emissioni di luce visibili al suolo.

(ALE)

Elysium Space, società statunitense, ha nei piani un obiettivo simile a quello di ALE, ma con una variante sentimentale. Propone di far spedire in orbita satelliti contenenti le ceneri dei propri cari defunti, che potrebbero essere poi seguiti nel loro viaggio orbitale tramite un’applicazione. Parenti e amici potranno seguire il satellite contenente le ceneri, mentre perde progressivamente quota fino a rientrare nell’atmosfera, creando una piccola “stella cadente”. Non è però chiaro come farebbero i clienti di Elysium Space a sapere di preciso quando stia per avvenire il rientro, né come sia garantito che possano assistervi visto che potrebbe accadere nel cielo visibile dall’altra parte del mondo, rispetto a dove si trovano loro.


Altre iniziative analoghe annunciate o tentate negli ultimi anni dimostrano una certa commistione tra scopi “artistici” e meri esperimenti per avere un ritorno d’immagine ed economico. L’Istituto di Ricerca di Tecnologie con Sistemi Microelettronici e per la Scienza Aerospaziale Chengdu, un’azienda cinese, ha annunciato di volere costruire un satellite che, una volta in orbita, apparirà otto volte più brillante della Luna, il nostro unico satellite naturale. Questa specie di faro spaziale sarebbe portato a una distanza tale da rimanere fisso sulla città di Chengdu, rendendo possibile la sua illuminazione di notte senza usare i classici fari e lampioni. L’azienda non ha fornito molte altre informazioni sul suo progetto, ma sostiene che il lancio potrebbe avvenire già nel 2020.

Negli ultimi anni la costruzione di satelliti più piccoli, ma ugualmente potenti rispetto a quelli classici di maggiori dimensioni, ha reso possibile una sensibile riduzione dei costi per quanto riguarda il trasporto in orbita e la gestione dei sistemi satellitari. Le aziende possono per esempio prenotare solo un pezzo del razzo che spedirà le loro tecnologie in orbita, condividendo i costi con altre società interessate a fare altrettanto. Questa sorta di razzi charter permette di risparmiare molto denaro, così come l’impiego di sistemi riutilizzabili come quelli forniti da SpaceX.

I minori costi e l’apertura del mercato a un numero più alto di aziende rispetto a quelle tradizionalmente impegnate nella costruzione di satelliti preoccupano gli esperti e i ricercatori. I timori principali sono legati all’aumento dei rifiuti spaziali in orbita intorno alla Terra, un problema sempre più consistente e che rischia di causare danni ai satelliti ancora attivi e di complicare le esplorazioni spaziali con esseri umani. Un altro timore è legato alle iniziative come quelle di StartRocket, che non hanno classici obiettivi pratici come la trasmissione di dati e che potrebbero interferire con le attività di ricerca degli astronomi.

Queste preoccupazioni hanno trovato conferme lo scorso anno, quando la startup statunitense Rocket Lab ha lanciato Humanity Star, una specie di sfera ricoperta di specchi e con un diametro di circa un metro. L’idea era di lasciare in orbita: “Un’opera effimera, per indurre tutti a guardare il cielo, riflettere sul posto dell’umanità nell’Universo e per pensare a come possiamo lavorare insieme, come specie, per risolvere le sfide che abbiamo davanti”.

La palla riflettente sarebbe dovuta rimanere in orbita per nove mesi, ma ha iniziato a perdere quota prima del previsto e dopo due mesi si è disintegrata rientrando nell’atmosfera. Nella sua breve vita, Humanity Star si è comunque rivelata molto meno luminosa di quanto fosse stato promesso, col sollievo di molti astronomi impegnati nello studio del cielo notturno.

Humanity Star (Rocket Lab)

Le preoccupazioni sono comunque fondate, considerato che già i classici satelliti talvolta interferiscono con le attività dei ricercatori. Non tutti sono molto riflettenti, ma può accadere che attraversino il campo di osservazione di un telescopio, lasciando una lunga scia bianca che interferisce con l’immagine che si sta cercando di realizzare.

C’è infine il problema di tenere traccia di tutti questi nuovi satelliti. Nella maggior parte dei casi sono “CubeSat”, cubetti con un lato di 10 centimetri e un peso che raramente supera i 9 chilogrammi. Complice il perfezionamento delle tecniche per realizzarli a costi sempre più bassi, i CubeSat sono sempre più presenti nelle orbite intorno alla Terra. Nel 2014 ne erano stai lanciati appena 75, mentre entro la fine del 2019 si prevede che ne saranno lanciati almeno 500. Alcuni di questi avranno vita breve e si polverizzeranno nell’atmosfera, ma altri potrebbero rimanere a lungo in orbita, anche dopo la fine della loro missione. Per tenerne traccia, ognuno deve avere un proprio sistema di comunicazione e una frequenza radio dedicata: al loro aumentare diventerà quindi più difficile tenerli tutti sotto controllo.


Si stima che in orbita intorno alla Terra ci siano almeno 128 milioni di detriti spaziali, dovuti per lo più a pezzi persi negli anni dai satelliti a causa del loro deterioramento o nei (rari) casi di collisioni. L’aumento previsto dei CubeSat potrebbe complicare ulteriormente le cose, soprattutto nel caso in cui fosse difficile tenerne traccia per ridurre il rischio di scontri con altri satelliti.

Dal punto di vista prettamente legale, invece, a oggi non ci sono leggi che vietino esplicitamente di mostrare pubblicità dallo Spazio. Iniziative di questo tipo potrebbero contribuire al successo di un marchio, ma potrebbero anche avere ricadute molto negative, soprattutto per la sua immagine: le pubblicità terrestri bastano e avanzano.