L’Italia è ancora la seconda manifattura d’Europa?
Secondo una serie di nuovi dati sembra essere stata superata dalla Francia, ma altre statistiche dicono che mantiene ancora il secondo posto dietro la Germania
Negli ultimi anni di crisi economica, politici ed opinionisti italiani hanno spesso ripetuto un’espressione consolatoria che suonava più o meno così: anche se le cose stanno andando male, l’Italia è pur sempre la seconda manifattura d’Europa. A volte, con una definizione leggermente meno precisa, si sentiva parlare di «seconda potenza industriale d’Europa». Queste espressioni significano che nonostante il debito pubblico italiano, la povertà sempre più diffusa, i tagli e le ristrettezze di bilancio, l’Italia ha mantenuto comunque grandi capacità produttive che, alla fine, aiuteranno il paese a uscire dai guai.
Una serie di nuovi dati usciti ad aprile, però, ha messo in dubbio questa certezza. Secondo l’ente di statistica europeo Eurostat, nel 2017 la Francia avrebbe scavalcato l’Italia nella classifica che misura il valore totale della produzione manifatturiera di ogni paese europeo: il valore totale dei beni prodotti dall’industria francese è pari a 889,4 miliardi di euro, mentre in Italia è di circa 883,7.
Quello tra Italia e Francia è un distacco relativamente ridotto, appena 5,7 miliardi di euro, pari allo 0,6 per cento del totale. Si sta parlando di numeri provvisori che potrebbero subire qualche leggero cambiamento nei prossimi rapporti. Rimangono però numeri molto significativi se si considera ad esempio che prima dell’inizio della crisi economica il divario nel valore totale della produzione manifatturiera era arrivato fino a 130 miliardi di euro a vantaggio dell’Italia.
Tra i primi ad accorgersi del sorpasso c’è stato il progetto di factchecking Pagella Politica, che ne ha scritto per AGI (il primo in assoluto è probabilmente l’account Twitter Italia dati alla mano). Visto il dato così sorprendente, gli analisti di Pagella Politica hanno contattato Eurostat per avere ulteriori conferme. L’ente di statistica ha confermato quello che appariva dalle tabelle: per quanto riguarda il totale della produzione manifatturiera nel 2017, la Francia ha sorpassato l’Italia.
I dati di Eurostat hanno provocato molte reazioni e risposte in Italia. Le più intense sono state quelle provenienti da esperti e giornali vicini al mondo dell’industria, che del primato nel manifatturiero europeo ha fatto da tempo un punto d’onore. «Il sorpasso della Francia (che non c’è)», ha scritto ad esempio il Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, mentre sul Foglio il professor Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, finanziata dalle associazioni di categoria di numerosi settori manifatturieri, ha parlato di «singolare mix tra scarsa conoscenza dei dati statistici e del loro reale significato e una classica fake news».
In realtà i dati del sorpasso certificati da Eurostat sono da prendere seriamente, e probabilmente saranno confermati anche da quelli definitivi. È vero però che esiste un altro dato che racconta una storia differente. L’Italia, infatti, rimane al secondo posto della classifica sul valore aggiunto della manifattura, in sostanza il valore della produzione tolti i costi per le materie prime, per mantenere in funzione i macchinari e pagare gli stipendi ai lavoratori (solo i costi connessi alla produzione: non si contano i soldi che saranno spesi in tasse e quelli per ripagare i prestiti).
Nel 2018, ultimo anno per cui ci sono dati disponibili, Eurostat ha certificato che il valore aggiunto della manifattura italiana è stato pari a 263,4 miliardi di euro, mentre quello francese è stato di 31 miliardi inferiore: 232 miliardi di euro. Sono numeri particolarmente alti e comparabili al record raggiunto negli anni subito prima della crisi (il divario si è poi ridotto durante la lunga recessione e ha ricominciato ad allargarsi negli ultimi anni).
In altre parole: i due dati che abbiamo visto significano che il totale del valore prodotto dalla manifattura italiana è stato raggiunto e superato dal valore totale della manifattura francese. I francesi, insomma, producono più valore in totale. Ma se a questo conteggio togliamo il costo dei fattori di produzione, cioè quello che serve a produrre questo valore, l’Italia torna in testa e questa volta di diverse decine di miliardi di euro.
Quale di questi due numeri ci dice quale è veramente la seconda manifattura d’Europa? Dipende essenzialmente da cosa si preferisce guardare: la dimensione generale dell’industria manifatturiera oppure la sua capacità di produrre valore aggiunto. Il secondo dato, quello in cui l’Italia ancora primeggia, dice certamente qualcosa in più. Basti pensare a due paesi: uno importa i componenti delle automobili che produce e si limita ad assemblarle; un altro non si limita ad assemblare le automobili, ma ne produce anche i singoli componenti.
Come valore totale della produzione manifatturiera, entrambi i paesi risulteranno simili. Nel primo, però, il valore aggiunto sarà più basso rispetto a quello del secondo, perché dal conto bisogna togliere il valore dei componenti prodotti altrove. Il secondo paese sarà quindi più “industrializzato” del primo. Un altro indizio della maggiore industrializzazione si trova nel numero di occupati nel settore. Scrive Pagella Politica per AGI:
Sempre secondo Eurostat, gli occupati nel settore manifatturiero in Francia nel 2018 sono pari a 2,56 milioni, cioè al 9,1% del totale degli occupati. In Italia lo stesso anno erano pari a 3,95 milioni, pari al 15,6% del totale degli occupati. Dunque gli occupati nell’industria sono significativamente di più nel nostro Paese rispetto alla Francia, sia in numero assoluto che in percentuale.
Quando però si comincia a parlare dei lavoratori bisogna inserire un altro fattore nell’equazione. Un paese con un costo del lavoro molto basso risulterà avere un valore aggiunto maggiore di un paese che produce le stesse cose, ma pagando meglio i suoi lavoratori. Parte del divario tra Italia e Francia è spiegato proprio dalla differenza salariale: il costo orario del lavoro in media in Italia è di un quarto inferiore rispetto al costo in Francia.
Fino a che il valore totale e il valore aggiunto erano allineati in pochi avevano interesse a fare una distinzione tra i due quando era il momento di fare una classifica. La stessa Confindustria ha utilizzato in passato sia l’uno che l’altro dato per affermare che l’Italia era la “seconda manifattura d’Europa”. Oggi invece, quando uno dei due dati sembra mettere in dubbio una delle poche certezze del capitalismo italiano, la sua utilità è stata messa in discussione. La realtà è che per valore aggiunto e numero di addetti la manifattura italiana è di fatto ancora la seconda dell’Unione Europea, ma anni di crisi, recessione e depressione salariale hanno fatto sì che la Francia si avvicinasse molto all’Italia. Se non in termini di valore aggiunto, almeno per quanto riguarda la produzione totale, per la quale il nostro paese aveva mantenuto fino a pochi anni fa un grande distacco.