Votare ventilatori, elefanti e biciclette
Sono tra i simboli che i partiti possono scegliere in India per le elezioni, fondamentali in un paese dove circa un quarto della popolazione è analfabeta
Una scopa, un ventilatore da soffitto, un pettine e una bicicletta sono alcuni dei simboli che gli elettori indiani troveranno durante le elezioni che si stanno svolgendo in queste settimane per rinnovare la camera bassa del parlamento (Lokh Saba, la cosiddetta Camera del popolo). Si stima che andranno a votare circa 900 milioni di persone, cosa che renderà queste elezioni le più grandi nella storia della democrazia mondiale. In un paese dove circa un quarto della popolazione è analfabeta per un partito è fondamentale risultare riconoscibile grazie a un simbolo, piuttosto che per il proprio nome o per il nome dei propri candidati. C’è però una particolarità che distingue il sistema elettorale indiano da quello degli altri paesi: i partiti non possono crearsi un simbolo da soli ma lo devono scegliere da una lista che viene pubblicata dalla Commissione elettorale indiana.
Questa lista esiste a partire dalle prime elezioni libere indiane che si sono svolte tra il 1951 e il 1952: all’epoca appena il 16 per cento della popolazione sapeva leggere e scrivere, così la Commissione elettorale decise di rivolgersi a un artista, M. S. Sethi, per realizzare i simboli di tutti i partiti. «Fu deciso che i simboli scelti dovessero essere facilmente compresi, ricordati e riconosciuti da un elettore medio – ha raccontato un membro della Commissione – quindi alcuni funzionari discussero degli strumenti di uso quotidiano come un tavolo, un telefono, un armadio e uno spazzolino da denti, che potessero essere usati come simboli dai partiti politici».
M. S. Sethi ha continuato ad aggiornare la lista per 40 anni, fino al suo pensionamento nel 1992, ma altri simboli sono stati aggiunti negli anni successivi. Nella lista che i partiti devono scegliere ci sono simboli che rappresentano gli oggetti di uso comune più vari, come un condizionatore, una padella o un accendino, per esempio. Ci sono anche alcuni animali, come il leone e l’elefante, mentre altri, come pavoni, tigri e cammelli, sono stati eliminati in seguito alle proteste degli animalisti perché alcuni partiti erano soliti portarne esemplari ai comizi.
In alcuni casi questi simboli, oltre a essere un modo per far votare il maggior numero di persone possibile, sono la testimonianza delle trasformazioni e della modernizzazione dell’India, come ha fatto notare Quartz: dagli strumenti agricoli delle prime elezioni si è passati a computer, robot e strumenti tecnologici che 70 anni fa non esistevano.
I simboli che si possono scegliere sono vari ma ce ne sono alcuni riservati ai partiti più grandi, e che quindi non possono essere scelti da chiunque. Si tratta dei sette partiti nazionali e dei 52 partiti statali: il Partito Popolare Indiano del primo ministro Narendra Modi, per esempio, ha come simbolo un fiore di loto, mentre il Partito del Congresso ha una mano aperta e il Samajwadi Party ha come simbolo una bicicletta. Tutti gli altri partiti partecipano a una gara in cui stilano una lista di tre simboli che vengono successivamente assegnati in base a chi ha consegnato la lista per primo. Due partiti possono anche avere lo stesso simbolo, ma solo a patto che non competano nello stesso stato. Ad esempio il Bahujan Samaj Party e l’Asom Gana Parishad hanno entrambi come simbolo un elefante.
A volte qualcuno approfitta del gran numero di simboli a disposizione per creare confusione: nello stato dell’Andhra Pradesh il partito regionale YSR Congress Party ha come simbolo un ventilatore da soffitto ma in queste elezioni ha subìto un tentativo di imitazione. Per provare a ingannare gli elettori il pastore evangelico K A Paul ha deciso di scegliere per il suo piccolo partito, il Praja Shanthi Party, gli stessi colori del YSR Congress Party e come simbolo ha scelto un elicottero, le cui pale possono essere scambiate per quelle di un ventilatore, per un elettore poco attento. Inoltre ha anche candidato 19 persone i cui nomi sono quasi identici a quelli dei politici del YSR Congress Party.