La sofferenza dell’impostore
«Non sono mai stato così libero, la mia vita non è mai stata così bella. Sono un assassino. La mia immagine agli occhi della società è la peggiore che possa esistere, ma è più facile da sopportare che i miei vent’anni di menzogne»
Una frase di Jean-Claude Romand come riportata dallo scrittore Emmanuel Carrère in L’Avversario, il libro in cui ne raccontò la storia (qui nella traduzione di Eliana Vicari Fabris per Adelphi). Nel 1993 Romand uccise la moglie, i figli e i genitori, dopo aver finto per 20 anni di essere un medico ricercatore dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Quando la sua menzogna iniziò a scricchiolare, decise di uccidere tutte le persone più vicine e infine sé stesso, ma fu salvato dai vigili del fuoco e sopravvisse.
Venne condannato all’ergastolo nel 1996; nel 2015 aveva ottenuto il diritto di fare richiesta per essere liberato con la condizionale. Ora la corte d’appello francese di Bourges gliel’ha concesso, e Romand sarà scarcerato entro il 28 giugno.