Cos’è il National Thowheeth Jama’ath
Il gruppo islamista accusato dal governo dello Sri Lanka per gli attentati di domenica era noto finora per avere danneggiato alcune statue buddiste, e poco altro
Lunedì mattina il governo srilankese ha accusato il gruppo islamista National Thowheeth Jama’ath di avere compiuto gli attentati che domenica, il giorno di Pasqua, hanno ucciso almeno 290 persone in Sri Lanka. Il governo ha detto che il National Thowheeth Jama’ath, piccolo gruppo locale di recente formazione e finora semisconosciuto, è stato aiutato da organizzazioni terroristiche internazionali, ma non ha dato altre informazioni e finora non è stata diffusa alcuna rivendicazione. L’annuncio del governo è stato accolto con molta cautela, sia per la mancanza di informazioni più precise sia per la particolare storia dello Sri Lanka, dove fino al 2009 si è combattuta una guerra civile in cui sono state uccise circa 100mila persone.
Fino a oggi il National Thowheeth Jama’ath era conosciuto in Sri Lanka principalmente per avere danneggiato alcune statue buddiste. Anne Speckhard, direttrice dell’International Center for the Study of Violent Extremism, ha detto al New York Times che il gruppo non è un movimento separatista: il suo obiettivo non è l’insurrezione per la creazione di uno stato indipendente, ma la diffusione del jihadismo nel paese «per creare odio, paura e divisione nella società». Le informazioni che si hanno al riguardo non sono molte: si sa che nel novembre 2016 la polizia srilankese arrestò uno dei leader del gruppo che «incitava alla disarmonia religiosa» durante una protesta.
La cautela con cui è stato accolto finora l’annuncio del governo è dovuta a diversi elementi.
Anzitutto non è chiaro di quante prove disponga il governo per accusare il National Thowheeth Jama’ath. Le autorità dello Sri Lanka hanno detto che dieci giorni prima degli attacchi un agente di polizia aveva mandato un avviso alle agenzie di sicurezza srilankesi per avvisarle di una possibile minaccia diretta alle chiese e proveniente proprio dal National Thowheeth Jama’ath. Non sono chiari i dettagli della minaccia, o quanto fosse solida e credibile. Domenica il primo ministro srilankese, Ranil Wickremesinghe, ha detto che né lui né altri funzionari governativi di alto livello erano stati avvisati della minaccia e il suo governo ha annunciato l’apertura di un’indagine per capire come mai la comunicazione non fosse arrivata a destinazione.
Non è chiaro se le accuse di oggi del governo srilankese nei confronti del National Thowheeth Jama’ath si siano basate solo sull’avviso della minaccia circolato dieci giorni fa o se siano giustificate da nuove prove raccolte nelle ultime ore.
Inoltre, come ha scritto il giornalista Jason Burke sul Guardian, diversi analisti hanno sottolineato come compiere una serie di attentati suicidi contro sei o più obiettivi richieda mesi di pianificazione e una significativa capacità logistica: «Gli attentatori possono anche avere detonato i loro dispositivi da soli, ma probabilmente hanno avuto bisogno di una gestione attenta da parte dei loro leader nei giorni e nelle settimane precedenti agli attentati. Potrebbero essere state necessarie grandi quantità di esplosivo di tipo militare, così come rifugi sicuri e laboratori per fabbricare le bombe».
In altre parole, organizzare attentati di questa portata è un’operazione lunga e complessa, che richiede la presenza di una rete articolata alle spalle: per capire qualcosa in più su quello che è successo domenica, bisognerà probabilmente aspettare che vengano diffuse altre informazioni sulla presunta organizzazione internazionale che avrebbe appoggiato il National Thowheeth Jama’ath.
C’è infine un po’ di prudenza per la particolare storia dello Sri Lanka. Nel paese si combatté una violenta guerra civile dal 1983 al 2009 tra le Tigri Tamil, movimento separatista della minoranza tamil formata per lo più da induisti, e il governo rappresentante dell’etnia singalese, a stragrande maggioranza buddista. In quegli anni le Tigri Tamil impiegarono in maniera massiccia la tattica degli attentati esplosivi, ma il gruppo fu sconfitto nel 2009. Inoltre, né in quegli anni né successivamente ci furono attacchi particolari contro i cristiani, e tanto meno si sviluppò una storia di militanza islamica violenta. Al contrario, negli anni dopo la fine della guerra civile ci fu un rafforzamento della retorica anti-islamica da parte dei leader nazionalisti buddisti, che attraverso la propaganda diffusa sui social media accusarono i musulmani di reclutare bambini e sposare donne buddiste per rafforzarsi.
Anche per questa ragione le accuse contro il National Thowheeth Jama’ath hanno sorpreso analisti ed esperti.