Trump avrebbe intralciato l’indagine, se solo i suoi avessero obbedito agli ordini
Anche per questo motivo il rapporto Mueller, che non avrebbe comunque potuto chiedere l'incriminazione del presidente, decide che non può nemmeno esonerarlo
Il documento conclusivo dell’indagine statunitense sul caso Russia – il cosiddetto “rapporto Mueller“, dal nome del procuratore speciale Robert Mueller – contiene tantissime informazioni, e non scagiona il presidente Trump come era sembrato dalla sintesi fatta circolare dal suo procuratore generale. Il rapporto elenca undici episodi – che trovate qui – in cui Trump potenzialmente intralciò la giustizia, e conclude che non può chiedere l’incriminazione di Trump per motivi costituzionali ma non può nemmeno esonerarlo. Rispetto ai risultati di questi tentativi di Trump di intralciare l’indagine, poi, il rapporto aggiunge la frase di seguito:
I tentativi del presidente di influenzare l’indagine sono stati quasi tutti vani, ma questo si deve soprattutto al fatto che le persone che lo circondavano si rifiutavano di eseguire i suoi ordini o acconsentire alle sue richieste. Comey non chiuse l’indagine su Flynn [come gli aveva chiesto Trump, ndr] e alla fine Flynn è stato processato e condannato per aver mentito all’FBI. McGahn non disse al vice procuratore generale che il procuratore Mueller doveva essere rimosso, ma invece rispose che si sarebbe dimesso piuttosto che eseguire quell’ordine. Lewandowski e Dearborn non portarono a Jeff Sessions il messaggio del presidente, secondo cui l’indagine sulle interferenze russe avrebbe dovuto riguardare solo le prossime elezioni. E McGahn si rifiutò di dire il falso sull’ordine di rimuovere il procuratore Mueller, che aveva ricevuto dal presidente, nonostante le sue molte richieste in questo senso. Anche per questo non pensiamo che le prove raccolte debbano portare a ulteriori incriminazioni per intralcio alla giustizia per gli assistenti del presidente, oltre a quelle già emesse.