Il governo non vuole rinnovare la convenzione con Radio Radicale
Lo ha detto Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria
Parlando con i giornalisti prima di partecipare a un convegno a Milano, Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, è tornato a parlare del futuro di Radio Radicale, la radio del Partito Radicale che trasmette integralmente le sedute parlamentari e per questo riceve contributi statali. Crimi ha detto, riferendosi anche al ministero dello Sviluppo economico (MiSE) presieduto da Luigi Di Maio:
È intenzione di questo governo, o almeno mia e del MiSE che abbiamo seguito il dossier, non rinnovare la convenzione con Radio Radicale.
Crimi ha poi aggiunto che «nessuno ce l’ha con Radio Radicale» e che la ragione del mancato rinnovo è che finora la convenzione con la radio non è stata soggetta a valutazioni sulla qualità del servizio né a gare.
Per anni e fino all’anno scorso Radio Radicale riceveva annualmente 14 milioni di euro dallo stato, divisi tra due forme di finanziamenti pubblici: la principale (10 milioni di euro annui) le era riconosciuta dal ministero dello Sviluppo economico in cambio della trasmissione delle sedute parlamentari, considerato un servizio pubblico, mentre l’altra era una forma di sostegno all’editoria. Alla fine dello scorso anno il governo aveva mostrato la sua intenzione di non rinnovare più alcun finanziamento a Radio Radicale, ma un emendamento alla legge di Bilancio proposto da Renato Brunetta (Forza Italia) aveva garantito metà del finanziamento principale per altri sei mesi: quindi 5 milioni di euro fino al 30 giugno 2019. I 4 milioni di sostegno all’editoria erano stati invece cancellati.
L’oggetto della convenzione di cui ha parlato Crimi è proprio l’unico finanziamento del governo ancora in piedi, cioè l’unica fonte di introiti per Radio Radicale, che non trasmette pubblicità.
Radio Radicale nacque nel 1975 per iniziativa di un gruppo di militanti del Partito Radicale in un appartamento di Roma. Era il periodo delle cosiddette “radio libere” nate in Italia dopo la liberalizzazione delle concessioni (e dell’abolizione del monopolio RAI) stabilita dalla Corte Costituzionale nel 1976. Da allora Radio Radicale trasmette integralmente eventi di attualità politica, senza tagli, selezioni o mediazioni giornalistiche: lo slogan della radio era (ed è ancora oggi) “conoscere per deliberare”. Anche se, come fa notare lo stesso sito di Radio Radicale, il servizio che offre non è sovrapponibile a quello di Gr Parlamento, dato che il canale Rai trasmette solo alcune sedute, e le pubblica sul suo sito. È però vero che oggi le sedute di Camera e Senato vengono trasmesse in streaming sui canali YouTube delle due camere.