Il successore di Juncker sarà deciso con il metodo dello Spitzenkandidat
E quindi è il caso di sapere cosa diavolo sia lo Spitzenkandidat
Alle elezioni europee che si terranno a maggio non si rinnoveranno solo i seggi del Parlamento Europeo, ma anche gli incarichi più importanti della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione. Dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009, le elezioni europee e la nomina della Commissione sono legate da un meccanismo informale chiamato Spitzenkandidat (il plurale è Spitzenkandidaten), che in tedesco significa “capolista” o “candidato di punta”. In sintesi, prima delle elezioni ciascun partito politico europeo che siede nel Parlamento Europeo comunica il suo candidato alla carica di presidente della Commissione, l’incarico che attualmente ricopre Jean-Claude Juncker: il partito europeo che dopo le elezioni ha più parlamentari ottiene il diritto di proporre il suo candidato all’intero Parlamento, a cui spetta la decisione se confermarlo o meno.
Come funziona?
Ovviamente il meccanismo non è automatico, anche perché difficilmente un partito europeo riesce a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Inoltre, secondo i trattati europei il candidato alla presidenza della Commissione dev’essere formalmente proposto dal Consiglio europeo, cioè da quell’organo che riunisce tutti i capi di stato e di governo dell’Unione, e in seguito la nomina deve essere confermata dal Parlamento europeo. Per evitare che si creino dei cortocircuiti tra le due istituzioni si è quindi pensato al meccanismo dello Spitzenkandidat.
Di fatto il meccanismo è stato usato solo nelle elezioni del 2014 grazie a un accordo raggiunto tra i leader europei, il Parlamento e i gruppi politici europei, che portò alla nomina di Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo e candidato del Partito Popolare Europeo (PPE), il principale partito di centrodestra europeo, e quello con più seggi attualmente in Parlamento. Al momento il Parlamento è governato da una coalizione tra il PPE, l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) e talvolta l’ALDE, l’ala liberale. Nel 2014 PPE e S&D si divisero gli altri ruoli di punta all’interno delle istituzioni europee: a Juncker andò la presidenza della commissione mentre Martin Schulz, lo Spitzenkandidat di S&D, venne eletto presidente del Parlamento, ruolo che occupò fino alle sue dimissioni nel 2017. Al momento il Parlamento è presieduto da Antonio Tajani, esponente di Forza Italia e del PPE.
L’indicazione di uno Spitzenkandidat ha valore puramente politico, quindi non è vincolante, motivo per cui alcuni leader europei non sono d’accordo nel continuare a usare questo sistema, come per esempio il presidente della Francia Emmanuel Macron.
Chi sono i candidati dei gruppi politici europei?
Al momento quasi tutti i gruppi politici che formano il Parlamento Europeo hanno espresso il proprio Spitzenkandidat.
Il deputato bavarese Manfred Weber, capogruppo del PPE a Strasburgo, è stato scelto durante la conferenza del gruppo ad Helsinki lo scorso novembre, ottenendo il 79 per cento dei voti, contro il 21 per cento del suo sfidante, l’ex primo ministro finlandese Alexander Stubb.
L’S&D ha nominato Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Europea (ce ne sono più di uno) e politico molto stimato negli ambienti di Bruxelles. Timmermans ha 57 anni, parla sette lingue e ha una lunga carriera politica e diplomatica alle spalle, iniziata nell’esercito olandese e proseguita per molti anni nel parlamento olandese.
L’ALDE ha deciso di non schierare un unico Spitzenkandidat ma un “team Europa”, come l’ha definito Politico. In tutto i candidati liberali sono sette e tra i nomi più quotati ci sono quello della commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager, quello dell’ex primo ministro belga e presidente del gruppo politico, Guy Verhofstadt, e quello della presidente di +Europa, Emma Bonino.
Non è invece ancora molto chiaro chi sarà (e se ci sarà) il candidato della nuova alleanza dei sovranisti, annunciata durante una conferenza stampa a Milano dal segretario della Lega, Matteo Salvini, e a cui al momento sembra che abbiano aderito il Rassemblement National di Marine Le Pen (che in Europa siede già assieme alla Lega nel gruppo ENF), il partito di destra radicale tedesco Alternativa per la Germania (AfD), che attualmente fa parte dell’EFDD (il gruppo europeo di cui fa parte anche il Movimento 5 Stelle), il Partito del Popolo Danese e il Partito dei Veri Finlandesi (attualmente sono entrambi parte del gruppo europeo dei conservatori euroscettici ECR). Salvini ha più volte alluso all’idea che potrebbe candidarsi lui come Spitzenkandidat della nuova alleanza, ma in caso di vittoria dovrebbe lasciare il suo ruolo di ministro dell’Interno, che è incompatibile con le cariche europee.
I conservatori euroscettici (ECR) hanno proposto come Spitzenkandidat il proprio presidente, Jan Zahradil, politico della Repubblica Ceca, nonostante formalmente si dicano contrario al meccanismo. I Verdi hanno nominato la tedesca Ska Keller e l’olandese Bas Eickhout come Spitzenkandidaten per la Commissione Europea. Il Partito della sinistra europea, invece, ha nominato Violeta Tomič, deputata slovena, e Nico Cué, sindacalista della Vallonia.