Nel 2030 la metà di noi avrà più di 50 anni
Nei paesi sviluppati il rapporto tra giovani e anziani sarà molto diverso, con effetti enormi sull'economia
L’economia non è una “scienza esatta”, come si dice: a differenza di fisica e chimica, non permette di fare previsioni in modo accurato su ciò che succederà, perché si basa in gran parte sulla statistica. Studiando i grossi fenomeni che influenzano l’economia è possibile però farsi delle idee su ciò che succederà e capire come prepararsi. È quello che per esempio fanno gli esperti di investimenti per capire come evolverà l’economia, soprattutto a medio e lungo termine. Devono provare a capire come sarà fatto il mondo tra qualche decennio, per esempio studiando i cambiamenti demografici, e capire come influenzeranno l’economia mondiale.
Sono fenomeni complessi, con tante cause che si intrecciano tra loro. Si può comunque dire che i fattori che avranno un impatto maggiore sono due nel prossimo futuro: l’invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati e l’aumento della popolazione in quelli in via di sviluppo. Secondo An Aging World: 2015, uno studio dello U.S. Census Bureau, l’ufficio del censimento americano, nel 2050 quasi il 17 per cento della popolazione mondiale (tra cui gran parte delle persone che stanno leggendo questo articolo) avrà più di 65 anni. Oggi solo l’8,5 per cento della popolazione è tanto vecchio e per questo la piramide demografica, che ha ancora una forma triangolare, a metà del secolo non sarà più così: somiglierà di più a una campana, perché l’aspettativa di vita continuerà a crescere e gli anziani saranno più dei giovani.
I cambiamenti demografici e i paesi sviluppati
Questo cambiamento sarà particolarmente vistoso nei paesi sviluppati. In Europa e nel Nord America, le persone con più di 60 anni sono già più di quelle sotto i 15 anni. Nei paesi dell’Europa occidentale entro il 2030 quasi metà della popolazione avrà più di 50 anni, un quarto più di 65. L’economia sarà influenzata in vari modi dai nuovi assetti demografici: da un lato le persone anziane hanno maggiori consumi e gran parte di loro continuerà ad avere un buon potere d’acquisto nei prossimi decenni; dall’altro la percentuale di popolazione attiva, cioè quella che lavora, diminuirà, portando probabilmente a rallentamenti della crescita economica.
Le previsioni più facili da fare sono quelle che riguardano il breve e il medio termine, dunque quelle relative ai consumi della cosiddetta generazione dei “baby boomer” quando, a breve, sarà tutta in pensione. Sono le persone nate tra il 1946 e il 1964, quando, finita la Seconda guerra mondiale, in gran parte dei paesi occidentali si facevano molti figli portando a un forte incremento del tasso di natalità. Dato che i baby boomer in pensione sono e saranno persone con una buona possibilità di spesa, e ancora in salute e attivi rispetto alle generazioni precedenti, grazie al miglioramento delle condizioni di vita e delle cure mediche, settori come quello dei viaggi (in particolare quelli in crociera) e dei cosmetici ne saranno favoriti. Secondo le statistiche di Eurostat già oggi i cittadini europei tra i 55 e i 64 anni spendono in media 817 euro per ogni viaggio all’estero che fanno, mentre i turisti con più di 65 anni spendono in media 839 euro.
Si parla già di “economia della longevità” per definire le attività economiche che gireranno intorno alle persone con più di 60 anni. Tra i settori che più saranno influenzati da questo cambiamento demografico, c’è sicuramente quello della sanità: l’invecchiamento della popolazione infatti si porta dietro una maggiore frequenza di disturbi e patologie legate all’età, come i tumori, il diabete e alcune malattie neurodegenerative. Anche il mercato degli apparecchi acustici e delle protesi articolari è in crescita. Più in generale, si stima che entro il 2030 la spesa al consumo delle persone anziane sarà pari al 50 per cento del prodotto interno lordo (PIL) in Giappone e negli Stati Uniti.
Il pensionamento dei baby boomer però avrà anche un risvolto negativo: la necessità per i sistemi pensionistici di essere sostenibili per provvedere ai bisogni nazionali, dato che nelle generazioni più giovani ci sono stati molto meno nati e che l’aspettativa di vita di chi va in pensione ora è molto più alta che in passato. In sintesi, ci saranno molti più pensionati in rapporto ai lavoratori nei prossimi decenni. Per questo per le persone più giovani è importante ripensare al proprio modo di risparmiare, affidandosi ad esempio ai fondi pensione, in modo da non avere preoccupazioni in futuro.
I cambiamenti demografici e i paesi in via di sviluppo
L’altro grande cambiamento demografico-economico che ci sarà nei prossimi decenni è la crescita della classe media in tanti paesi africani e asiatici, dove la popolazione è in crescita e di conseguenza i consumi aumenteranno. Entro il 2030, secondo le previsioni delle Nazioni Unite, il 75 per cento della crescita dei consumi globali sarà dovuto all’aumento della spesa pro capite proprio per questa crescita della classe media. Sarà un fenomeno visibile in moltissimi settori.
Al tempo stesso nei prossimi decenni si parlerà sempre di più di sostenibilità in relazione alle risorse disponibili e molti settori economici ci si dovranno adattare, per rispettare le decisioni politiche e non solo. Non sarà semplice: si stima che entro il 2050, con l’aumento della popolazione, il consumo globale di acqua aumenterà di più del 50 per cento e quello energetico dell’80 per cento. Per questo le aziende dovranno studiare come gestire meglio le risorse disponibili: chi ci riuscirà meglio riuscirà a essere competitivo. Gli stati al contempo dovranno pensare a nuove soluzioni infrastrutturali e abitative per fare fronte all’aumento della popolazione: anche da questo punto di vista potranno esserci forme di crescita economica.
Questo articolo fa parte di un progetto sponsorizzato dal Fidelity International, una delle più importanti società di gestione di fondi di investimento al mondo.