Amnesty International ha pubblicato il suo rapporto annuale sulle condanne a morte eseguite nel mondo
Nel 2018 quelle "ufficiali" sono diminuite di un terzo rispetto al 2017, ma il rapporto non tiene conto della Cina, i cui dati sono segreti
Amnesty International, famosa ONG che si occupa di difesa dei diritti umani, ha pubblicato il suo rapporto annuale sulle condanne a morte seguite nel mondo. I dati si riferiscono al 2018 e non comprendono la Cina, il paese al mondo che ne esegue di più, ma i cui numeri sono segreti. Anche nel caso di altri paesi, i numeri potrebbero inoltre essere superiori a quelli dichiarati. I dati, seppur parziali, dicono comunque che le condanne a morte ufficialmente eseguite nel 2018 sono state un terzo in meno rispetto a quelle del 2017 e che sono state e che sono il numero più basso degli ultimi dieci ann. I dati del 2017 parlavano di “almeno” 993 condanne a morte, nel 2018 sono state invece “almeno” 690.
Il 77 per cento di queste condanne sono state eseguite in quattro paesi: Iran, Vietnam, Iraq e Arabia Saudita. Amnesty International spiega però che si pensa che in Cina siano eseguite ogni anno le condanne a morte di «migliaia di persone». I paesi in cui la diminuzione è stata più evidente sono Iran, Iraq, Pakistan e Somalia. Sono però stati registrati numeri in aumento in paesi come Giappone e Stati Uniti. Il 2018 è anche stato l’anno in cui la Thailandia ha deciso, dopo più di dieci anni, di tornare a usare le condanne a morte.
Mentre nel mondo diminuisce il ricorso alla pena di morte, in Bielorussia, Giappone, Singapore, Sud Sudan e Usa aumentano le esecuzioni. #NOPenadimorte
Scarica il rapporto sulla pena di morte nel 2018:https://t.co/H7et89fI4W pic.twitter.com/yLnJGJ1i4J— Amnesty Italia (@amnestyitalia) April 10, 2019