In Sudan le forze di sicurezza stanno reprimendo le proteste di migliaia di persone da due giorni
In Sudan le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni contro decine di migliaia di manifestanti che stavano protestando contro il governo e che da 48 ore erano accampati nel centro della capitale Khartoum, davanti all’area che racchiude il ministero della Difesa, la residenza del presidente e il quartier generale dei servizi segreti. L’agenzia di stampa Reuters scrive, citando alcuni testimoni, che i soldati dell’esercito del Sudan sono scesi in piazza per difendere i manifestanti che si trovavano di fronte al ministero della Difesa. Secondo la ricostruzione di Reuters, i soldati hanno costretto le forze di sicurezza alla ritirata e sono rimasti a presidiare i manifestanti. Il governo sostiene invece che la folla che si trovava di fronte al ministero è stata dispersa.
Le proteste erano iniziate lo scorso 19 dicembre a causa della decisione del governo di aumentare il costo del pane, e si sono trasformate in breve tempo in manifestazioni contro il presidente Omar al-Bashir, salito al potere nel 1989 grazie a un colpo di stato militare. Secondo alcuni funzionari sudanesi, dall’inizio delle proteste sono morte almeno 32 persone, mentre per Human Rights Watch da dicembre a gennaio sono morte nelle violenze almeno 51 persone; centinaia di persone sono state arrestate e incarcerate dopo aver subìto processi sommari. A febbraio il presidente al Bashir aveva dichiarato lo stato di emergenza nazionale, “licenziando” il governo federale e tutti i governatori statali. Bashir aveva inoltre chiesto al Parlamento di rinviare il voto sugli emendamenti alla Costituzione che avrebbero dovuto permettergli di candidarsi per un altro mandato presidenziale alle elezioni previste per il 2020.