Cosa succede in Sudan
Sette persone sono morte durante le ultime proteste contro il presidente Omar al Bashir, che forse sta cominciando a perdere il sostegno dell'esercito
Da venerdì scorso, in Sudan, sono ricominciate le proteste contro il presidente Omar al Bashir e il suo governo. Migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni quotidiane nella capitale Khartoum e ci sono stati violenti scontri con le forze di sicurezza che hanno causato la morte di almeno sette persone. Le manifestazioni degli ultimi giorni sono in qualche modo la prosecuzione di quelle iniziate alla fine del 2018, ma sembra esserci almeno una cosa nuova: anche se è ancora difficile capire esattamente in che misura, sembra che parti dell’esercito stiano in qualche modo aiutando i manifestanti.
Le proteste contro Omar al Bashir sono iniziate a fine dicembre nella città di El Gadarif e, dopo che le forze di sicurezza le avevano represse con estrema violenza, si erano allargate ad altre città, arrivando anche a Khartoum. Inizialmente le manifestazioni riguardavano la cancellazione di un sussidio per comprare il pane e il caro vita, ma sono poi diventate proteste contro al Bashir, che è al potere da più di 30 anni ed è accusato di corruzione e violenze.
Da allora ci sono state proteste e manifestazioni a più riprese e le ultime sono iniziate venerdì a Khartoum, quando migliaia di persone hanno partecipato a un sit-it davanti al quartier generale dell’esercito. Da quel momento, decine di migliaia di persone hanno preso parte a cortei e manifestazioni in altre parti della città e ci sono stati violenti scontri con le forze di sicurezza controllate direttamente da al Bashir. Domenica, sei persone sono morte negli scontri a Khartoum, mentre una persona è stata uccisa durante una manifestazione in un’altra città.
Lunedì, quando un nuovo corteo ha cercato di raggiungere i manifestanti accampati da venerdì davanti al quartier generale dell’esercito, le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeno e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti. Diversi testimoni, citati dal Guardian e da BBC, hanno detto che in diverse occasioni l’esercito è intervenuto per allontanare i pick-up delle forze di sicurezza di al Bashir, proteggendo i manifestanti.
In Sudan sono attivi, oltre all’esercito, diversi gruppi di milizie armate regolari, quasi tutte controllate dal governo e da al Bashir. Anche l’esercito ha storicamente sostenuto il governo, ma è possibile che anche se al Bashir ha ancora il sostegno dei generali, almeno a livelli più bassi stia cominciando a cambiare qualcosa. Quello che sta succedendo in questi giorni potrebbe quindi essere il segnale di una prima divisione all’interno delle forze armate, e un brutto segnale per al Bashir, che ha fino ad ora sempre rifiutato di dimettersi. È comunque presto per dire con certezza cosa stia succedendo: sembra infatti che lunedì sera l’esercito abbia cominciato a costruire barricate intorno ai manifestanti del sit-in, e non è chiaro per quale ragione lo stia facendo: se per proteggerli, o contenerli.