Cosa sta succedendo in Libia
Le truppe del maresciallo Haftar stanno marciando verso Tripoli, dove c'è il governo riconosciuto dall'ONU e dall'Italia: si rischia una scontro armato
Dal 4 aprile le truppe guidate dal maresciallo Khalifa Haftar si stanno muovendo verso Tripoli, la capitale della Libia, dove ha sede il fragile governo riconosciuto dalle Nazioni Unite e dall’Italia, guidato da Fayez al Serraj. Per ora non ci sono stati rilevanti scontri armati tra le truppe di Haftar, che sono a circa 40 chilometri da Tripoli, e i gruppi fedeli a Serraj. Si teme però una possibile escalation quando le truppe di Haftar dovessero raggiungere Tripoli. Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, fino a questa mattina si trovava a Tripoli. In giornata si è però spostato verso Bengasi, nel nord-est del paese, dove ha incontrato Haftar. Al termine dell’incontro Guterres ha scritto su Twitter di essere molto preoccupato, aggiungendo di sperare ancora «che sia possibile evitare uno scontro sanguinoso a Tripoli e dintorni» e che «l’ONU si impegnerà a facilitare una soluzione politica e che , qualsiasi cosa accada, sosterrà il popolo libico».
Le truppe guidate da Haftar sono note come Forze armate libiche e se ne parla spesso con la sigla LNA. Negli ultimi mesi si erano mosse dalla parte occidentale del paese che controllano, la Cirenaica, verso sud. Ieri Haftar aveva diffuso un messaggio in cui invitava i soldati delle Forze armate libiche a iniziare la «grande conquista di Tripoli» e «far spalancare il terreno sotto ai piedi all’oppressore», che dal suo punto di vista è Serraj. In quello stesso messaggio Haftar aveva aggiunto: «Chi poserà le armi e alzerà bandiera bianca, sarà al sicuro».
Le Forze armate libiche si stanno muovendo verso Tripoli, che è nel nord-ovest del paese, sia da sud che da ovest. Si pensa che in molti casi non ci saranno scontri armati, perché Haftar ha fatto accordi con gruppi, fazioni e milizie di vario tipo che controllano diverse città. Nella serata del 4 aprile le Forze armate libiche hanno preso il controllo della città di Gharyan senza bisogno di combattere. La situazione potrebbe però essere diversa a Tripoli. Nel pomeriggio, un comandante delle forze fedeli a Serraj, ha detto di aver fatto prigioniere più di 150 persone che erano invece seguaci di Haftar. Ma la situazione è molto confusa e Associated Press ha scritto «che durante la giornata sono arrivate informazioni contrastanti su quanto esattamente siano avanzate le truppe di Haftar».
Da Tripoli, Serraj ha risposto dicendosi pronto a usare la forza per difendere la città e le persone che ci abitano «dai terroristi, dai gruppi criminali e da coloro che operano al di fuori della legittimità». Il ministero dell’Interno del governo di Serraj ha parlato di uno «stato di massima allerta».
L’attuale situazione della Libia – con un governo riconosciuto dalla comunità internazionale, ma con un gran pezzo di paese guidato da Haftar – è una conseguenza della deposizione, nel 2011, di Muammar Gheddafi. Negli ultimi mesi c’erano stati vari tentativi di mediazione tra Serraj e Haftar (un generale inizialmente fedele a Gheddafi, poi da lui esiliato), compresa la conferenza di Palermo organizzata nel novembre 2018 dall’Italia, nella quale i due si fecero fotografare insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, mentre si davano la mano.
La notizia dell’avanzata di Haftar non ha colto di sorpresa gli osservatori e gli esperti di Libia, anche perché per il 14 aprile è in programma una conferenza sul futuro della Libia da tenersi a Ghadames, nel sud-ovest del paese. Gli analisti sostengono che le recenti attività di Haftar abbiano proprio lo scopo di presentarsi alla conferenza in una posizione di forza. Guterres ha detto che, a seconda delle evoluzioni dei prossimi giorni, la conferenza potrebbe essere rimandata. Intanto diversi paesi, tra i quali la Francia, gli Stati Uniti e l’Italia, hanno invitato sia Serraj che Haftar a una «de-escalation della tensione».