In Brunei è stata introdotta la sharia
Entra in vigore oggi, punisce l'adulterio e il sesso omosessuale e prevede la pena di morte per lapidazione
Mercoledì entra in vigore in Brunei, il piccolo sultanato sull’isola del Borneo, una nuova durissima legge contro l’adulterio e il sesso omosessuale, come previsto dalla sharia, la legge islamica. La legge prevede tra le altre cose la pena di morte per lapidazione: era stata annunciata a fine marzo dal sultano Hassanal Bolkiah e aveva provocato le proteste dell’ONU, di molti governi stranieri e di diverse celebrità, tra cui l’attore statunitense George Clooney e la pop star britannica Elton John. Il regime del Brunei aveva però ribadito la sua volontà di introdurre la sharia nel proprio codice penale e aveva annunciato di non avere intenzione di fare passi indietro.
In un discorso alla nazione, mercoledì il sultano Bolkiah ha parlato della necessità di rafforzare l’insegnamento dei precetti islamici nel paese. Ha inoltre detto che il «Brunei è uno stato che dedica sempre il suo culto ad Allah» e ha invitato tutti i musulmani a pregare anche al di fuori delle moschee, «in tutti i luoghi pubblici». Bolkiah aveva annunciato l’introduzione della sharia nel codice penale del Brunei nel 2013, e già l’anno successivo erano entrate in vigore le prime leggi volute dal regime, che prevedevano tra le altre cose pene più severe per specifici reati, tra cui comportamenti considerati indecenti, gravidanze fuori dal matrimonio e mancata partecipazione alle preghiere del venerdì.
La legge che entra in vigore mercoledì è stata oggetto di feroci critiche. L’ONU ha definito la nuova norma «crudele e inumana», e parole simili sono state usate da diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, tra cui Human Rights Watch. Il regime del Brunei è stato criticato anche da alcuni paesi europei: martedì il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass, ha chiesto all’ambasciatore del Brunei in Germania di «rispettare gli attuali obblighi internazionali in materia di diritti umani», mentre il governo francese ha chiesto direttamente al sultano Bolkiah di revocare la legge. Nei giorni scorsi, inoltre, si erano unite alla protesta diverse celebrità internazionali, che avevano invitato a boicottare i nove hotel di lusso aperti all’estero e appartenenti al regime, tra cui il Dorchester a Park Lane, a Londra.
Secondo diversi analisti citati dal Guardian, molto probabilmente il regime del Brunei non cambierà idea sulla nuova legge. Il sultano, che è il secondo sovrano più longevo al mondo, sta cercando di rafforzare il suo consenso tra i conservatori più intransigenti, in un periodo in cui l’economia nazionale, basata per lo più sulla vendita di petrolio, ha cominciato a mostrare segni importanti di difficoltà.