Il partito di Erdoğan ha perso le elezioni ad Ankara
Alle amministrative l'AKP è stato sconfitto nella capitale della Turchia e forse anche a Istanbul, la città più grande del paese
In Turchia il partito del presidente Recep Tayyip Erdoğan ha perso il controllo della capitale Ankara e forse anche di Istanbul, la più grande città del paese, secondo i risultati preliminari delle elezioni amministrative di domenica 31 marzo. È la prima sconfitta elettorale che Erdoğan subisce dal 2003, quando fu eletto per la prima volta primo ministro: da allora il suo partito, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), aveva sempre vinto le elezioni più importanti a livello politico e amministrativo.
Solo lo scorso giugno il presidente era stato rieletto per un secondo mandato con il 52,5 per cento dei voti, ma queste elezioni amministrative erano viste come un voto sul suo governo dato che a marzo la Turchia è entrata in un periodo di recessione economica per la prima volta in dieci anni. Lo stesso Erdoğan aveva detto che queste elezioni riguardavano la «sopravvivenza» del paese e dell’AKP.
Più di 57 milioni di persone hanno votato domenica in tutta la Turchia per eleggere sindaci e consiglieri comunali. Secondo i risultati preliminari ad Ankara avrebbe vinto il candidato del Partito Popolare Repubblicano (CHP) – il principale partito di opposizione – Mansur Yavas. Con il 99,8 per cento dei voti contati Yavas avrebbe ottenuto il 50,9 per cento dei voti. A Istanbul sia il candidato dell’AKP, l’ex primo ministro Binali Yıldırım, che quello del CHP Ekrem İmamoğlu hanno detto domenica sera di aver vinto le elezioni, ma lunedì è stato confermato l’ampio vantaggio del candidato dell’opposizione. Parlando ai suoi sostenitori ad Ankara, Erdoğan ha lasciato intendere di aver perso il controllo di Istanbul e la dichiarazione del vincitore è attesa per lunedì pomeriggio, quando saranno del tutto completate le operazioni di conteggio.
Il CHP ha anche detto di aver vinto a Smirne, la terza città della Turchia, ma nel complesso del paese l’AKP ha ottenuto la percentuale di voti più alta tra i diversi partiti: quasi il 45 per cento, secondo lo scrutinio del 90 per cento dei voti. Il CHP si è fermato all’incirca al 30 per cento. Il risultato elettorale è comunque notevole considerando che la stragrande maggioranza dei media in Turchia è a favore del governo.
Con la crisi economica la disoccupazione in Turchia è salita oltre il 10 per cento e fino al 30 per cento tra i giovani. La lira turca ha perso il 28 per cento del suo valore nel 2018 e continua a svalutarsi; l’inflazione ha raggiunto il 20 per cento: i prezzi continuano a crescere. La fiducia degli investitori stranieri nel paese è molto diminuita. Anche se Erdoğan è tuttora il politico più popolare della Turchia secondo i sondaggi, il suo partito ha risentito della recessione. Durante la campagna elettorale Erdoğan aveva detto che i sindaci non hanno nulla a che vedere con l’andamento dell’economia, dato che è il presidente a occuparsene. Nelle scorse settimane inoltre il governo aveva istituito dei banchetti per vendere ortaggi a prezzi contenuti in varie città.
L’autorevole giornalista Ruşen Çakır ha scritto su Twitter che il voto di domenica è stato «storico come quello del 1994», riferendosi alle elezioni con cui Erdoğan divenne sindaco di Istanbul. Già alle elezioni di giugno il consenso nei confronti dell’AKP era diminuito: da allora il partito governa in coalizione con il partito nazionalista di estrema destra MHP.
Bugünkü seçimler 1994 yerel seçimleri kadar tarihi.
25 yıl önce açılan bir sayfanın kapanmakta olduğunun ilanı— rusen cakir (@cakir_rusen) March 31, 2019