Ci sono sempre più ucraini in Polonia
Fanno parte di una enorme ondata migratoria, che sta cambiando sia l'Ucraina sia la Polonia
Nel 2017 la Polonia ha dato più permessi di soggiorno di qualsiasi altra nazione dell’Unione Europea. L’86 per cento di quei permessi è andata a cittadini ucraini che, da soli, hanno rappresentato il 18,7 per cento dei cittadini extracomunitari entrati nell’Unione Europea. Il Wall Street Journal ha definito l’arrivo di così tanti cittadini ucraini in Polonia «la più grande ondata migratoria all’interno dell’Unione Europea del periodo recente», e ha provato a raccontarne le ragioni.
Gli ucraini migrano verso gli altri paesi europei in cerca di migliori condizioni di vita, mentre la Polonia li accoglie perché ha grosso bisogno di manodopera a basso costo e perché, in breve, molte persone – in un paese ancora molto conservatore come la Polonia – preferiscono migranti ucraini (e cristiani) a migranti di altri paesi e di altre religioni. Il Wall Street Journal ha scritto che «mentre il governo si è fortemente opposto a prendere una quota di richiedenti asilo provenienti da Siria, Afghanistan o Eritrea», ha invece «aperto le porte agli ucraini, in cerca di una vita migliore dopo che l’invasione russa del 2014 ha dato il via a una crisi economica». Ma ci sono comunque difficoltà: perché in passato Ucraina e Polonia hanno avuto problemi e scontri anche armati, e perché l’Ucraina sta cercando di diminuire il numero di persone che ogni anno lasciano il paese.
Yaroslav Trofimov, l’autore dell’articolo sul Wall Street Journal, ha scritto che nella storia di Ucraina e Polonia ci sono «diverse brutte pagine» ma che per il momento «il flusso migratorio è stato sorprendentemente privo di controversie», fatta eccezione per le proteste di qualche gruppo o partito minoritario. Secondo un sondaggio pubblicato pochi giorni fa, il 52 per cento dei polacchi ha “sentimenti positivi” nei confronti degli ucraini, il 36 per cento si dice neutrale e solo il 12 per cento dice di avere sentimenti “ostili”.
Il flusso – che secondo Trofimov «continua senza sosta» – sta però portando una trasformazione demografica in Polonia, un paese di 38 milioni di abitanti che dalla Seconda guerra mondiale in poi è stato un paese da cui si partiva, più che uno in cui si decideva di andare. Trofimov ha scritto che la Polonia – che prima della Seconda guerra mondiale aveva una grande comunità ebraica – nella seconda metà del Novecento ha avuto una popolazione molto omogenea, senza praticamente nessuna minoranza etnica.
Da qualche anno la Polonia sta avendo una buona crescita economica (l’anno scorso è stata del 5,1 per cento, tra le più alte dell’UE) e i migranti ucraini trovano in molti casi lavoro perché molti polacchi sono a loro volta andati all’estero, sfruttando la libertà di spostamento garantita all’interno dell’Unione Europea. «Gli ucraini arrivano per colmare i vuoti lasciati dagli spostamenti nella conformazione demografica europea», ha scritto Trofimov. Artem Zozulia, responsabile dell’organizzazione Ukraine Foundation, che aiuta l’integrazione dei migranti ucraini, ha detto: «In Polonia non cerchi lavoro. È il lavoro che cerca te».
La maggioranza a favore dell’immigrazione ucraina sostiene poi che ucraini e polacchi siano simili, legati da un passato comune. Fino al Diciottesimo secolo un grande pezzo di ciò che oggi è l’Ucraina faceva ad esempio parte della Confederazione polacco-lituana, anche nota come Repubblica delle Due Nazioni; e tra le due guerre mondiali l’Ucraina occidentale ha fatto parte della repubblica polacca. Slawomir Debski, direttore dell’Istituto polacco di affari internazionali, ha detto: «In Polonia c’è una lunga tradizione di convivenza pacifica con ucraini e bielorussi. L’idea di una Polonia monoetnica è relativamente nuova e ha due principali responsabili: Hitler e Stalin».
La minoranza che si oppone all’immigrazione ucraina cita invece gli scontri avvenuti durante la Seconda guerra mondiale tra i polacchi e i nazionalisti ucraini, anti-comunisti. La migrazione verso la Polonia è poi un problema in Ucraina, dove il 31 marzo si terranno tra l’altro le elezioni. Yulia Tymoshenko, ex prima ministra e principale sfidante dell’attuale presidente Petro Poroshenko, ne ha parlato come del secondo più grande problema dell’Ucraina, subito dopo l’occupazione della Crimea da parte della Russia.