“Dumbo” è più no che sì, secondo i critici

Il remake in live-action diretto da Tim Burton non sta piacendo ai critici, che lo trovano lungo, freddo e non al livello dell'originale

Dumbo, il remake in live-action del famoso film Disney del 1941, è nei cinema italiani dal 28 marzo. L’ha diretto Tim Burton, ci recitano Colin Farrell, Michael Keaton, Danny DeVito, Eva Green e Alan Arkin e fa parte dei rifacimenti in live action (ciò con un misto di attori umani e computer grafica) che Disney sta producendo di alcuni suoi film: l’ha già fatto con La Bella e la Bestia e lo farà con Aladdin, Il Re Leone e Mulan. In generale il film non sta piacendo granché: si parla abbastanza bene della recitazione, ma ci sono state molte critiche alla sceneggiatura, agli effetti speciali e al fatto che la storia sia percepita come fredda e lontana dal fascino dell’originale. Ci sono state anche diverse critiche per l’eccessiva durata del film: quasi due ore, contro i 64 minuti del Dumbo originale del 1941.


Tutto questo nonostante la storia di Dumbo – un personaggio sfortunato, diverso, prima deriso e poi sfruttato – potesse adattarsi molto bene ai personaggi che sono riusciti meglio a Burton, regista di film come Edward mani di forbice, Il mistero di Sleepy Hollow, Big Fish e Big Eyes.

Tra le recensioni più negative c’è quella fatta da Kendra James di The Verge. Secondo James il problema del film – girato tutto in studio, senza nessuna ripresa all’aperto – è che Burton si è fatto prendere la mano dagli effetti speciali, ma non è riuscito a metterli al servizio di una storia in grado di suscitare meraviglia nello spettatore. Ha scritto che «molti animali del film sembrano usciti direttamente da un hard disk» e che Dumbo, l’elefantino dalle grandi orecchie protagonista del film, finisce per interagire poco e male con gli attori umani: «Quando cavalca il pachiderma, Eva Green sembra essere aggrappata a un attrezzo usato quando si fa ginnastica»; «Colin Farrell sembra avere con il piccolo elefante, e con qualsiasi animale, lo stesso legame affettivo che potrebbe avere con una pallina da tennis». Sempre secondo James, il film ha inoltre sbagliato nel volersi concentrare troppo sugli umani e sulle loro storie, finendo per dimenticarsi di far empatizzare lo spettatore con Dumbo.

Owen Gleiberman, il capo dei critici di Variety, ha scritto che il film «trasforma una storia miracolosa in una storia di routine» perché aggiunge elementi superflui, assenti nell’originale. In effetti, la storia del film di Burton è molto diversa da quella del film del 1941. David Ehrlich di IndieWire ha scritto che, così come tutti gli altri film fatti da Burton dopo il Duemila, «Dumbo è un superficiale spettacolo pop».

Sul Guardian, Peter Bradshaw ha dato una stella su cinque e ha detto che il film – che si dice sia costato circa 150 milioni di dollari – «è un elefante che non vola». Bradshaw è tra quelli che hanno criticato la trama per essere troppo complicata ma, alla fine, scarsa di sostanza, senza «tensione drammatica».

Ma ci sono anche alcuni critici a cui il film è piaciuto un po’ di più. Peter Travers di Rolling Stones ha scritto che Dumbo (il personaggio) «ruba ogni scena in cui compare» perché è una «meraviglia di tenerezza» ma anche una «stregoneria tecnica». Ben Travis, il capo dei critici della rivista britannica Empire, ha parlato bene del film e ha scritto che «la bizzarria dark di Burton e la brillantezza di Disney» si sposano molto bene, soprattutto quando il film «va fuori dal sentiero battuto». Travis è poi uno dei critici che ha scritto di aver gradito molto la possibilità di poter rivedere insieme Keaton e De Vito, che in Batman – Il ritorno, diretto da Burton nel 1992, erano stati Batman e Pinguino.

Su IMDb il voto medio dato a Dumbo dagli spettatori è 6,8 e venerdì 29 marzo il film è stato visto in Italia da un po’ più di 80mila spettatori.