Lo scontro tra Italia e Kenya sulle ricerche di Silvia Romano
I carabinieri del Ros chiedono da mesi di partecipare alle indagini sul rapimento della cooperante italiana, racconta il Corriere, senza avere risposta
Fiorenza Sarzanini ha ricostruito sul Corriere le difficoltà che stanno incontrando da mesi le autorità italiane per partecipare alle ricerche di Silvia Romano, la cooperante italiana di 23 anni rapita da tre uomini armati nel villaggio kenyano di Chakama, nel sud del paese, lo scorso 19 novembre. Secondo Sarzanini i carabinieri del Ros avrebbero chiesto più volte alle autorità kenyane di potersi unire alle indagini, senza mai ricevere risposta. Le ricerche di Romano sono in una fase di stallo, nonostante l’arresto di uno dei sequestratori avvenuto in Kenya lo scorso dicembre.
L’ultima richiesta per essere autorizzati a inviare un pool di investigatori a Nairobi è stata trasmessa via Interpol tre giorni fa. Ma, ancora una volta, dalle autorità locali non è giunta alcuna risposta. E così si è inasprito lo scontro tra Italia e Kenya sulla sorte di Silvia Romano, la ragazza di 23 anni volontaria per la Onlus «Africa Milele», rapita il 20 novembre scorso mentre si trovava nel villaggio di Chakama. Anche perché dallo Stato africano non è giunta alcuna notizia sulla sorte della giovane e con il trascorrere dei giorni aumentano i timori, alimentati del resto anche dalle dichiarazioni di una settimana fa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Posso dire che c’è stato un momento in cui sono stato confidente che si potesse avere un risultato positivo a portata di mano. I gruppi criminali sono stati individuati, ma non siamo ancora riusciti a venirne a capo e a raggiungere quel risultato per cui lavoriamo da mesi».
La prima istanza era stata presentata dai carabinieri del Ros appena qualche ora dopo la cattura di Silvia. In una lettera inviata al capo della polizia keniota, il generale Pasquale Angelosanto — d’accordo con il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e con il pm Sergio Colaiocco — aveva chiesto di poter partecipare alle indagini con un gruppo di investigatori specializzati che sarebbero partiti da Roma. Non aveva ricevuto alcuna risposta e così in questo periodo sono stati inviati numerosi solleciti, anche sfruttando i canali diplomatici. Tentativi che non hanno mai avuto riscontro, nonostante le difficoltà mostrate dagli investigatori locali che avevano assicurato di poter chiudere la vicenda in pochi giorni e invece si sono dovuti arrendere di fronte al fallimento delle indagini. E questo nonostante l’arresto di Ibrahim Adan Omar, uno dei sequestratori catturato nel villaggio di Bangale, nella contea di Tana River.
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