La storia avventurosa di una pala d’altare
Il "Polittico dell'agnello mistico" di Jan van Eyck è stato rubato sette volte nella sua storia, anche dai nazisti
Certe opere d’arte sono interessanti, oltre che per il loro valore culturale e la loro bellezza, anche per la loro storia di oggetti: è il caso, ad esempio, del Polittico dell’Agnello Mistico di Jan van Eyck (1390 circa – 1441), uno dei più importanti pittori fiamminghi. È una grande pala d’altare (cioè un insieme di dipinti assemblati per decorare l’altare di una chiesa) composta da 12 pannelli; se completamente aperta, misura quasi 4 metri di lunghezza. È dipinto su entrambi i lati in modo da mostrare pannelli dipinti sia da chiuso che da aperto, a seconda delle occasioni. Fu realizzato per la cattedrale di San Bavone a Gent, nelle Fiandre, cioè la parte del Belgio dove si parla una versione dell’olandese. Si trova ancora lì, anche se fino al 2020 non si potrà vedere completamente: nel 2012 è cominciato un restauro che, pannello per pannello, ha migliorato le condizioni dell’opera; al momento però si possono vedere i pannelli già sistemati.
Quello che non si può vedere invece, e qui veniamo alla storia avventurosa del Polittico, è il pannello rubato nel 1934 e mai ritrovato: è stato sostituito con una copia. In totale il Polittico è stato rubato per sette volte da quando esiste. Ma soprattutto è tra le opere d’arte che durante la Seconda guerra mondiale furono nascoste dai nazisti in una miniera di sale. Ci arrivò dopo una serie di peripezie: avrebbe dovuto essere custodito in Francia, per essere protetto dalla guerra, ma lì fu trovato dai tedeschi che lo portarono prima nel castello di Neuschwanstein, in Baviera, e poi in una miniera di Altaussee, in Austria. A recuperarlo furono i cosiddetti “Monuments Men”, la squadra di ufficiali anglo-americani incaricati di proteggere, ristrutturare e recuperare il patrimonio artistico europeo delle zone di guerra. Dalla miniera il Polittico fu rimandato a Gent ma rimase esposto solo per cinque anni: dopodiché fu sottoposto a un lungo restauro e solo nel 1986 tornò nella Cattedrale di San Bavone.