Il mercato dell’olio d’oliva italiano è sempre in subbuglio
Nel 2018 la produzione italiana si è più che dimezzata, a causa della Xylella e del maltempo: i problemi maggiori sono in Puglia
Secondo i dati dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA), la produzione di olio d’oliva in Italia nel 2018 si è più che dimezzata, passando dalle 428.922 tonnellate del 2017 a 185.000 tonnellate. È il secondo peggior risultato degli ultimi anni per la produzione italiana di olio dopo quello del 2016 (quando le tonnellate di olio d’oliva prodotto furono 182.325) ma, insieme a un costante aumento dei prezzi e a una domanda superiore all’offerta, sta mostrando i segni di una crisi in un settore che per anni è stato tra i punti di forza dell’economia italiana.
L’Italia, che nel 2017 era il secondo produttore di olio d’oliva al mondo, è stata superata dalla Grecia, che nel 2018 ha prodotto circa 24omila tonnellate di olio, nonostante un calo del 30,6 per cento. Il maggiore produttore è invece sempre la Spagna, che nel 2018 ha aumentato la sua produzione del 24 per cento, arrivando a circa 1,5 milioni di tonnellate.
Oltre che il terzo produttore, l’Italia è anche il primo importatore al mondo di olio d’oliva. La produzione nazionale infatti non basta da sola a soddisfare i consumi del nostro paese, che è così costretto a importarlo dall’estero per sopperire alla mancanza: ISMEA stima che nel 2018 i consumi di olio d’oliva in Italia siano stati di 8,9 kg a persona, un dato in aumento del 4,5 per cento rispetto al 2017. La scarsa produzione ha avuto effetti diretti sul prezzo industriale dell’olio extravergine d’oliva, che a dicembre 2018 ha raggiunto i 5,60 euro al kg, un prezzo in aumento del 40 per cento rispetto allo scorso giugno, e due volte superiore a quello dell’olio prodotto in Spagna.
Xylella e cambiamento climatico
L’ISMEA sottolinea come nell’ultimo anno abbiano sofferto soprattutto le regioni del Sud e in particolare la Puglia, che da sola rappresenta più della metà di tutta la produzione di olio in Italia, e che è stata «colpita da una flessione stimabile attorno al 65%, a causa delle gelate e dei problemi fitosanitari che hanno colpito gli uliveti». I dati fanno riferimento a un problema di cui si è parlato a lungo negli ultimi anni, quello della Xylella fastidiosa, ma anche al maltempo anomalo che ha colpito le regioni meridionali nel 2018.
La Xylella è un fenomeno conosciuto da tempo, che sta mettendo a rischio l’olivicoltura pugliese: è un batterio che può attaccare l’ulivo, la vite, l’oleandro e alcune specie di agrumi, causandone il disseccamento, che si diffonde quando vengono trasportate piante infette o tramite gli insetti che si nutrono della loro linfa. Per la Xylella non esiste cura, quindi una volta che una pianta viene infettata non può essere recuperata. È un batterio tipico delle Americhe e fino a poco tempo fa non esisteva in Europa. In Puglia i primi casi sono stati registrati a Gallipoli, in provincia di Lecce, nel 2013, e da lì il batterio si è esteso anche nelle province di Brindisi e di Taranto.
Da allora si è cercato di arginare il problema con l’eradicazione delle piante malate, un piano osteggiato però da ambientalisti e da iter burocratici complessi dovuti ai vincoli paesaggistici che proteggono gli ulivi pugliesi. Secondo la Coldiretti, l’associazione che rappresenta gli agricoltori, in tutto la Xylella avrebbe prodotto danni per 1,2 miliardi di euro di danni subiti dal settore, colpendo 10 milioni di piante e estendendosi su 770mila ettari di terreno in Puglia. Nonostante gli sforzi fatti per contenerne la diffusione, lo scorso dicembre sono state registrate 75 nuove piante di ulivo infette, con il batterio che è arrivato a toccare la Piana degli ulivi monumentali, a Fasano, nella zona più settentrionale della provincia di Brindisi, che finora non era ancora stata colpita dall’infezione.
Per quanto riguarda il maltempo, questo non ha riguardato solo l’Italia, ma tutto il bacino del Mediterraneo dove il riscaldamento globale ha generato piogge irregolari, anomale gelate primaverili, forti venti e un’estate particolarmente arida. Riccardo Valentini, del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha spiegato al Guardian come qualsiasi cambiamento climatico, anche di breve durata, possa compromettere la salute delle piante: «Tre o quattro giorni con una temperatura superiore ai 40 gradi °C, o dieci giorni senza pioggia o anche due giorni di grande freddo in primavera, hanno molto più impatto della temperatura media annuale». Secondo Valentini una soluzione al problema potrebbe essere la transizione verso un’agricoltura intensiva che, a costo della biodiversità, potrebbe produrre piantagioni di ulivi più resistenti al maltempo. «Gli agricoltori nel Sud dell’Italia si stanno muovendo in questa direzione», ha detto. «Non è una cosa che mi piace, ma capisco che sia una soluzione».
Cosa si sta cercando di fare
Da alcuni mesi l’emergenza Xylella ha fatto nascere in Puglia un movimento di protesta chiamato “gilet arancioni” (nome ispirato a quello dei “gilet gialli” francesi), che ha raccolto diverse associazioni di agricoltori. Alcune migliaia di manifestanti si sono radunate a Roma lo scorso 14 febbraio chiedendo al governo di adottare un decreto di urgenza e fornire maggiori risorse economiche per porre rimedio ai danni provocati dalle gelate e dalla Xylella. Lo scorso 7 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, un decreto che prevede una serie di misure per rilanciare il settore dell’olivicoltura, oltre che alcuni incentivi per il comparto lattiero.
Per quanto riguarda gli agricoltori le cui piantagioni sono state infestate dalla Xylella, il decreto prevede per il 2019 lo stanziamento di 5 milioni di euro a copertura dei costi sostenuti per gli interessi dovuti sui mutui bancari. Inoltre il decreto, in deroga ai vincoli paesaggistici, prevede che anche le piante monumentali possano essere abbattute, ma solo in seguito ad analisi che accertino la presenza del batterio. Sono state anche inasprite le pene per chi non segnala la presenza di piante infette da Xyella sul proprio terreno, e per chi non ottempera agli ordini di abbattimento.
Il presidente della Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, ha criticato il decreto legge, definendo le risorse stanziate insignificanti e dicendo che «la copertura dei costi sostenuti dalle imprese olivicole per gli interessi sui mutui bancari non è proporzionale all’effettivo costo, ma viene assegnato un identico ammontare, a prescindere dal danno, sminuendo di fatto l’efficacia della misura». Ai 5 milioni previsti dal decreto legge vanno aggiunti anche altri 30 milioni stanziati dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) per il 2019, e ad altri 70 milioni per il 2020. Anche questi fondi, però, sono stati giudicati da Coldiretti insufficienti, a fronte di 1,2 miliardi di danni subiti dal settore.