I giochi di società vanno ancora forte

Nell'epoca degli smartphone e dei videogiochi le vendite non sembrano subire flessioni né in Italia né nel mondo, anzi, e le fiere dedicate hanno sempre più visitatori

Spesso nelle nostre case o in quelle di amici e conoscenti c’è un angolo nascosto di un armadio in cui sono riposti i vecchi giochi di società, con la scatola consumata dall’uso e con i lati lisi che si alzano e si abbassano: edizioni del secolo scorso di Scarabeo, Trivial Pursuit, Monopoli (prima che venisse rinominato Monopoly) o RisiKo!, magari impilati sopra una tombola che si tira fuori solo a Natale. Nonostante questo, e nonostante i videogiochi e il progresso tecnologico, i giochi di società difficilmente vengono associati a qualcosa di vecchio e sorpassato. Al contrario, sui giornali italiani e stranieri si è parlato recentemente di un loro ritorno, posto che abbiano mai smesso di interessare il grande pubblico; a questo successo hanno contribuito anche alcuni titoli usciti nei primi anni Duemila — come Carcassonne e Bang! — che si sono affermati come classici “moderni” e di cui anche i meno esperti potrebbero aver sentito parlare. Ma a cosa è dovuta questa resistenza dei giochi di società?

Come vanno le vendite

Prima di esaminare il mercato, è utile specificare che nella categoria “giochi di società” sono compresi sia i giochi da tavolo sia quelli di carte come Uno e Magic: The Gathering, o ancora quelli di altri tipi che non necessitano di un tabellone da posizionare sul tavolo, come Twister e Jenga. La vendita di questi prodotti, che si rivolgono a diversi tipi di consumatori, passa per vari canali: supermercati, negozi specializzati, piccoli commercianti. I dati delle vendite della grande distribuzione, cioè le catene di supermercati e i grossi rivenditori di giocattoli, sono in possesso del gruppo di ricerca NPD che non li rende pubblici, ma anche se lo fossero non sarebbero in grado di fornire una visione completa, poiché mancano di un fattore essenziale: le vendite online, in particolare quelle su Amazon.

Nel 2016 il Guardian parlava di una crescita del mercato britannico dei giochi di società già consistente, tra il 20 e il 35 per cento in più rispetto agli anni precedenti. Inoltre, raccontava del cambiamento del pubblico interessato ai giochi di società, diventato più trasversale: se in passato c’era stata più richiesta di giochi di guerra e strategia come Warhammer, successivamente si sono affermati giochi diversi che hanno attratto un pubblico più largo, come Pandemic, un gioco uscito nel 2008 il cui scopo è impedire la diffusione nel mondo di alcune malattie contagiose, e Ticket to Ride, che uscì nel 2004 e che ha lo scopo di mettere insieme dei tratti ferroviari a seconda degli obiettivi da raggiungere. Entrambi questi titoli sono distribuiti dal gruppo Asmodee, che ha divisioni in tutto il mondo e produce giochi di grande successo anche in Italia, come DixitDobble.

La crescita del mercato dei giochi di società, in Italia, si può osservare attraverso i dati delle vendite di singole aziende: la DV Giochi, per esempio, è un’azienda italiana che esporta in 30 paesi del mondo, fondata nel 2001. Contattata dal Post, la responsabile del marketing dell’azienda, Barbara Rol, ha detto che il fatturato è quadruplicato dal 2010 a oggi, che le vendite sul mercato interno nel 2018 sono cresciute del 15 per cento rispetto all’anno precedente, mentre le esportazioni sono cresciute del 50 per cento. DV Giochi ha acquisito notorietà tra gli appassionati grazie a Bang!, un gioco uscito nel 2002 che ha venduto in tutto il mondo 2 milioni di copie (di cui 420mila solo nel 2018), ma nel catalogo dell’azienda ci sono altri 60 giochi. L’ultimo uscito, The Mind, ha venduto seimila copie dallo scorso luglio a oggi, solo in Italia. Stiamo parlando comunque di un’azienda di dimensioni inferiori rispetto a Asmodee e Hasbro, la casa produttrice di MonopolyDungeons & DragonsCluedo, tra gli altri.

Secondo Barbara Rol il mercato dei giochi di società è florido e in crescita, anche se il cosiddetto mass market, cioè quello che compone il grosso delle vendite, non si è ancora interessato ai titoli meno conosciuti, soprattutto in Italia: MonopolyRisiKo!Cluedo sono ancora tra i più venduti. Il recente successo dei titoli più nuovi, quindi, non è avvenuto a danno di quelli più classici, ma alla comparsa di nuovi consumatori più interessati a titoli meno “mainstream”: Nome in codiceAzulKingdominoI coloni di Catan, solo per citarne alcuni.

Le fiere di Modena e di Essen

Un altro elemento per valutare l’interesse dei consumatori nei confronti dei giochi di società sono le fiere dedicate: la più importante al mondo si svolge a Essen, in Germania, e si chiama Spiel (che significa “gioco” in tedesco). Nell’edizione del 2018 ci sono stati più di mille espositori di produttori provenienti da circa 50 paesi, e si sono raggiunti i 190mila visitatori, battendo il precedente record di 182mila; non sono numeri molto diversi da quelli di Gamescom, il corrispettivo di Spiel per i videogiochi, che si tiene sempre in Germania e che nel 2018 ha avuto 370mila visitatori.

Spiel si tiene ogni anno a fine ottobre ed è un momento importante per l’industria dei giochi di società: solo in questo periodo, infatti, escono centinaia di nuovi titoli che vanno ad aggiungersi a quelli usciti durante il resto dell’anno, cosa che fa capire quanto sia dinamico il mercato dei giochi di società e anche quanta concorrenza ci sia: è vero che la domanda è alta, ma è anche vero che l’offerta è vastissima.

In Italia c’è una fiera più piccola ma importante a livello nazionale, che si tiene ad aprile di ogni anno a Modena. Si chiama Play – Festival del Gioco e la prima edizione si svolse nel 2008, crescendo continuamente negli anni successivi: lo scorso anno ha battuto il suo record superando i 40mila visitatori, una cifra più alta del 14 per cento rispetto al 2017. Nell’edizione che avrà luogo tra un mese ci saranno circa 130 espositori e lo spazio della fiera sarà di 22mila metri quadri. I giochi presentati – non tutti inediti – saranno più di 5mila, un numero notevole considerando che una persona non appassionata solitamente conosce al massimo una ventina di titoli.

I vantaggi di un gioco di società

Secondo gli appassionati e gli esperti del settore, i giochi di società hanno almeno due vantaggi rispetto ai videogiochi. Il primo è puramente economico: un gioco da tavolo o di carte costa solitamente meno di un videogioco. Per fare un esempio, su Amazon la scatola base di Carcassonne – uno dei titoli più apprezzati dagli appassionati – costa 23 euro, mentre il videogioco Red Dead Redemption 2, uscito lo scorso ottobre, costa poco meno di 60 euro. Inoltre i giochi di società non hanno una “scadenza”, durano potenzialmente per tutta la vita, a differenza di alcuni videogiochi: FIFA, il popolare videogioco di calcio, permette di aggiornare le squadre dei vari campionati e le rose dei calciatori solo finché non esce l’edizione dell’anno successivo.

Il secondo vantaggio è meno immediato e si lega alla qualità del tempo speso giocando e dell’esperienza in sé. Giocare a un gioco di società implica che si instauri una relazione tra due o più persone, dal vivo, le quali devono rispettare delle regole e giocare all’interno di quello che Quartz ha chiamato un «conflitto tenuto sotto controllo». Questa dinamica spinge i giocatori a riflettere sui comportamenti sociali, sul funzionamento delle regole, sul senso della sconfitta e della vittoria, e li mette in condizione di poter competere in maniera sana tra loro; quindi, giocare a un gioco di società porta anche dei benefici, visto che è stato dimostrato più volte che avere interazioni sociali non mediate da uno schermo aiuta a mantenere il benessere mentale e fisico.