I misteriosi Mola mola
Sono buffissimi ed enormi pesci che vivono nelle acque temperate e tropicali: di loro sappiamo poco, ma questo mese sono finiti sulle prime pagine dei giornali
Nelle ultime tre settimane per due volte si sono visti dei mola sulle homepage dei siti di notizie internazionali: il 2 marzo si è parlato di un Mola tecta che si era spiaggiato a Santa Barbara, in California, il 21 di un Mola mola spiaggiato 80 chilometri a sud di Adelaide, in Australia. Forse non sapete bene di cosa stiamo parlando, ma lo avrete immaginato dall’immagine in cima a questo articolo: pensate invece a cosa devono aver pensato le persone che hanno trovato i mola sulla spiaggia senza sapere prima che esistessero animali del genere, buffi pesci dal corpo squadrato che arrivano a misurare più di 4 metri di altezza e 3 di lunghezza.
I mola, chiamati anche pesci luna, sono un genere di pesci ossei e sono i più pesanti di tutti i pesci ossei, arrivando anche a più di 2.200 chili: squali e mante possono essere più pesanti in alcuni casi, ma non contano perché sono pesci cartilaginei. Non è tanto questo primato a renderli animali interessantissimi però, piuttosto un insieme di altre cose. Un articolo dell’Atlantic le riassume così:
Il pesce luna è intrinsecamente bizzarro, e la cosa più strana che lo riguarda non è il dente che ha nella gola. Non è il fatto che faccia il morto sulla superficie dell’oceano e non è nemmeno il modo in cui i suoi occhi spalancati lo facciano perennemente somigliare a una persona che ha appena realizzato di aver lasciato i fornelli accesi a casa. La cosa più strana dei pesci luna è la loro forma. (…) È come se qualcuno si fosse messo a costruire un pesce, avesse aggiunto un’enorme pinna verticale proprio dietro la sua testa per poi interrompere il lavoro in preda a una risata irrefrenabile.
I mola infatti hanno un corpo diverso da quello degli altri pesci: sembrano pesci a cui è stata tagliata la parte posteriore perché la loro pinna posteriore non cresce, ma si ripiega su sé stessa con la crescita, diventando una specie di escrescenza carnosa che non viene usata per il moto. Qualche scienziato pensa che la usino come timone, ma non sappiamo esattamente come si muovano. Quel che è certo è che usano principalmente la pinna dorsale e quella anale, molto allungate rispetto a quelle di altri pesci, in proporzione. Le pinne pettorali invece sono relativamente più piccole e meno importanti per gli spostamenti. Nonostante questa strana forma comunque i mola non sono lentissimi: per brevi periodi sono stati osservati nuotare a velocità di 6,6 metri al secondo, cioè di quasi 24 chilometri all’ora.
I mola si nutrono principalmente di meduse: dato che le singole meduse sono poco nutrienti, ma sono presenti nell’oceano in grande quantità, i mola passano quasi tutto il loro tempo a mangiare o a cercare cibo. Un’eccezione a questa attività sono i momenti dedicati alla cura del corpo: molti parassiti infatti si attaccano alla loro pelle e per liberarsene i mola vanno in cerca di altri animali che li ripuliscano, come fanno molte altre specie di grossi animali nel mondo. A volte invece che rivolgersi ad altri pesci per questo scopo, si affidano ad uccelli marini: per permettere loro di mangiare i parassiti sulla loro pelle, si girano parallelamente alla superficie del mare. È a questo comportamento a cui l’Atlantic si riferiva quando parlava di «fare il morto».
Entrambi questi video mostrano un mola mola alla ricerca di altri animali che lo liberino dai parassiti che vivono sulla sua pelle, nel primo in profondità, nel secondo vicino alla superficie, anche “facendo il morto”:
Oltre alla funzione dell’escrescenza carnosa al posto della pinna caudale, ci sono molte altre cose che non si sanno sui mola. La specie dei Mola tecta, quella di cui un esemplare si è spiaggiato in California, è stata individuata solo nel 2014 e solo l’anno scorso un gruppo di scienziati ha scoperto che i muscoli con cui i mola muovono le pinne sono collegati a uno strato di strana carne gelatinosa sotto la pelle. Natasha Phillips, un’esperta di mola che lavora alla Queen’s University di Belfast, ha detto all’Atlantic che questa sostanza funziona allo stesso tempo «come una tuta da sub, come un salvagente e uno scheletro», ed è probabile che aiuti i mola a spostarsi.
La ragione per cui si sanno poche cose dei mola è che sono animali difficili da trovare. Per questo non si sa quanti ce ne siano e di quante diverse specie. Non si sa nemmeno bene quanto a lungo possano vivere, dove si riproducono e come si possano distinguere gli esemplari giovani da quelli adulti. Capita spesso che compaiano in zone in cui gli scienziati non si aspetterebbero di vederli: i Mola tecta ad esempio si sono visti soprattutto in acque più meridionali di quelle californiane, lungo le coste del Cile o della Nuova Zelanda.