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Quando il Senato ha respinto l'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti

Matteo Salvini – Roma, 20 marzo
(ANSA/ETTORE FERRARI)
Matteo Salvini – Roma, 20 marzo (ANSA/ETTORE FERRARI)

Come ampiamente atteso, il Senato ha respinto l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti. Anche se le votazioni rimarranno aperte fino alle 19, alle ore 13 una maggioranza di 232 senatori aveva già votato no all’autorizzazione, salvando così Salvini dal processo. Nel suo intervento prima del voto, Salvini ha ringraziato il Movimento 5 Stelle per il sostegno: «Ringrazio il Movimento 5 stelle. Queste cose si fanno in due».

Salvini era accusato di sequestro di persona per aver costretto la nave Diciotti della marina militare italiana a rimanere per cinque giorni nel porto di Catania, in agosto, senza far sbarcare nessuna delle 177 persone recuperate dalla nave, migranti partiti dalla Libia tra cui c’erano anche donne, malati e minorenni. Salvini aveva impedito il loro sbarco fino a che altri paesi europei avevano assicurato che si sarebbero fatti carico della loro accoglienza.

Il reato contestato a Salvini era stato commesso “nell’esercizio delle funzioni di ministro”, cioè come parte dell’attività istituzionale. Per questa ragione la vicenda è passata prima dal cosiddetto “tribunale dei ministri” di Catania, che per poter rinviare a giudizio Salvini ha dovuto chiedere l’autorizzazione a procedere alla sua camera di appartenenza, cioè il Senato. È una procedura prevista dall’articolo 96 della Costituzione, pensato per salvaguardare e garantire l’indipendenza del potere esecutivo dal potere giudiziario.

Contro l’autorizzazione hanno votato Lega e Movimento 5 Stelle insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia, due partiti all’opposizione che avevano già votato contro l’autorizzazione nella Giunta per le autorizzazioni nel corso di un passaggio preliminare.