L’accordo su Brexit non può essere sottoposto a un terzo voto a meno che venga modificato, dice il presidente del Parlamento britannico
Nel corso di una seduta della Camera britannica tenuta oggi pomeriggio, il presidente del Parlamento britannico John Bercow ha detto che il governo non può sottoporre al Parlamento lo stesso accordo su Brexit che è già stato bocciato lo scorso 12 marzo, citando un precedente del 1604 e un regolamento parlamentare del 1844. Significa che almeno per il momento non ci sarà un terzo voto sull’accordo, a meno che la prima ministra Theresa May non riesca a fare delle modifiche sostanziali che ne alterino il testo in tempo per il 20 marzo – già smentite dall’Unione Europea – oppure che il governo britannico non trovi una scappatoia che riesca ad aggirare la presa di posizione di Bercow.
La scorsa settimana la Camera dei comuni aveva approvato una mozione per permettere a May di chiedere all’Unione Europea una proroga dei termini di uscita, che al momento è fissata per il prossimo 29 marzo. La mozione prevede che la data di uscita slitti al 30 giugno a patto che si trovi un accordo prima del 20 marzo, un giorno prima del Consiglio europeo, dove i leader degli altri paesi europei saranno chiamati a decidere se concedere o meno la proroga. Per questa ragione in molti avevano pensato che il 20 marzo si sarebbe tenuto un altro voto: già da alcuni giorni, però, il governo britannico aveva fatto capire che il voto non era così sicuro.