Chi controllerà i nuovi cavi sottomarini di Internet
La "guerra commerciale" tra Stati Uniti e Cina riguarda anche i collegamenti essenziali per lo scambio dei dati tra i continenti, e in mezzo c'è di nuovo Huawei
Ogni giorno le cose che leggiamo su Internet, i messaggi e i dati che ci scambiamo, viaggiano nelle profondità degli oceani, dentro grandi e lunghissimi cavi che collegano i continenti. I cavi sottomarini per le telecomunicazioni più potenti sono 380 e si fanno carico della trasmissione intercontinentale del 95 per cento dei dati. Sono forse l’infrastruttura più importante di cui abbia mai disposto l’umanità nella sua storia: dalla trasmissione di quei dati non dipendono solamente le nostre GIF preferite, ma le economie, i sistemi burocratici e sanitari di interi paesi. Ai governi non sfugge l’importanza strategica dei cavi sottomarini e per questo osservano con grande attenzione le aziende che li costruiscono e li gestiscono, come la cinese Huawei, già accusata dagli Stati Uniti di spionaggio per conto della Cina approfittando dei suoi contratti per realizzare in giro per il mondo il 5G, la rete cellulare di prossima generazione.
Huawei è conosciuta soprattutto per i suoi smartphone ma è molto attiva nell’intero settore delle telecomunicazioni, producendo e allestendo sistemi per le reti sia mobili sia via cavo. L’azienda è totalmente privata, ma secondo gli Stati Uniti mantiene stretti rapporti con il governo cinese, e potrebbe quindi essere costretta ad accogliere richieste per introdurre nelle reti che vende all’estero sistemi per fare spionaggio informatico.
Nonostante ne abbia bloccato le attività negli Stati Uniti, il governo statunitense non ha prodotto a oggi prove convincenti contro Huawei, che ora sta cercando di rivalersi in tribunale per ottenere uno sblocco dei contratti per il 5G. In Europa, Huawei ha stretto numerosi accordi per la costruzione delle nuove reti cellulari, ma diversi governi europei stanno ricevendo forti pressioni dagli Stati Uniti per rivedere i contratti e affidarsi ad altre società. Ora qualcosa di analogo potrebbe verificarsi con i cavi sottomarini, come spiega un lungo articolo del Wall Street Journal.
La posa e la gestione dei cavi sottomarini vengono organizzate da Huawei tramite una sua società controllata che si chiama Huawei Marine Networks. Analogamente a quanto avvenuto con altre divisioni della società cinese, Huawei Marine è cresciuta molto rapidamente negli ultimi anni, diventando una delle aziende più importanti del settore a livello globale. Lo scorso settembre, per esempio, ha terminato la posa di un cavo sul fondale dell’oceano Atlantico per mettere in comunicazione diretta l’Africa e il Sudamerica, attraverso un collegamento tra Camerun e Brasile. Il cavo è lungo 6mila chilometri e consentirà di accelerare la trasmissione dei dati in parti del mondo ancora in via di sviluppo.
Nel complesso, Huawei Marine è impegnata in almeno 90 progetti che riguardano la costruzione o l’aggiornamento di cavi sottomarini per le telecomunicazioni in giro per il mondo. Riesce a stringere numerosi contratti grazie alle sue politiche di riduzione dei margini di guadagno, che le consentono di offrire i prodotti agli operatori a prezzi molto vantaggiosi, rispetto alle aziende storicamente già affermate nel settore e che sono statunitensi, europee e giapponesi. Huawei Marine è per esempio al lavoro per la costruzione di più tronconi di un nuovo cavo – tra Europa, Asia e Africa – che sarà lungo 12mila chilometri.
Il nuovo collegamento rientra nei piani della cosiddetta “Nuova via della seta”, l’iniziativa avviata dal governo cinese per migliorare i suoi collegamenti verso i paesi dell’Eurasia e di parte dell’Africa. È un piano estremamente ambizioso che prevede grandi investimenti per la costruzione di porti, strade, ferrovie e reti di telecomunicazioni nei paesi che vi partecipano. La Cina ha già avviato la costruzione di numerose infrastrutture, offrendo finanziamenti ai paesi interessati in cambio di un accesso privilegiato per le sue merci e gli altri suoi beni. L’iniziativa preoccupa soprattutto gli Stati Uniti, che temono di perdere la loro influenza nei confronti dei paesi dell’Europa occidentale.
Le preoccupazioni sono inoltre legate al fatto che il governo cinese esercita uno stretto controllo sulla popolazione, attraverso sistemi sofisticati di sorveglianza informatica e limitando l’accesso alle libere informazioni. Secondo gli esperti di intelligence, la Cina vorrebbe riprodurre questo approccio anche all’estero, approfittando della propria presenza nelle attività di costruzione dei nuovi sistemi per le telecomunicazioni, come appunto i cavi sottomarini.
Huawei Marine nega di avere un ruolo diretto nella “Nuova via della seta”, ma sta comunque ottenendo numerosi appalti nel settore per la posa di nuovi cavi. La società esiste dal 2008 ed è frutto di una joint venture con Global Marine Systems, azienda britannica che possiede una flotta di navi attrezzate per la posa dei cavi sottomarini. Huawei detiene il 51 per cento di Huawei Marine, mentre il restante 49 per cento è in mano a HC2 Holdings, società statunitense che controlla Global Marine Systems. HC2 sta valutando la cessione delle proprie quote, che potrebbero essere acquisite da Huawei ottenendo il pieno controllo della joint venture ed escludendo il Regno Unito (che dovrebbe comunque approvare per motivi antitrust l’operazione).
Sono più di 10 anni che Huawei lavora ai cavi sottomarini, e in alcuni casi ha realizzato estensioni e aggiornamenti dei collegamenti anche per sistemi che riguardavano direttamente gli Stati Uniti. Le cose si sono complicate nel 2012 quando il Congresso statunitense ha definito Huawei una “minaccia per la sicurezza nazionale”. All’epoca erano in corso le trattative per realizzare un collegamento sottomarino da 250 milioni di dollari tra Londra e New York. Finì che l’operatore coinvolto nell’operazione fu persuaso ad abbandonare Huawei e a scegliere altre aziende con tecnologie realizzate negli Stati Uniti. L’impressione fu che gli Stati Uniti avessero usato la questione della “minaccia” come una scusa per favorire le aziende statunitensi a scapito della loro concorrente cinese.
La dichiarazione del Congresso e le successive accuse formulate nei confronti di Huawei hanno fatto sì che dal 2013 l’azienda non abbia più lavorato ai cavi che collegano direttamente gli Stati Uniti. Huawei Marine si è però espansa notevolmente nel resto del mondo ed è la quarta azienda più grande del settore, dopo la statunitense SubCom, la finlandese Alcatel Submarine Networks e la giapponese NEC. Entro il 2020 completerà da sola la realizzazione di 28 cavi sottomarini, un quarto di tutti quelli in costruzione nel quinquennio 2015-2020. Alcuni di questi mettono in comunicazione diversi alleati degli Stati Uniti, come la Francia, il Regno Unito e il Canada.
Nella maggior parte dei casi, i cavi sottomarini sono controllati dai grandi operatori telefonici, che si organizzano in consorzi per sostenere insieme i costi della loro posa e manutenzione nel corso del tempo. Molti operatori sono controllati direttamente dai governi, o hanno comunque storicamente stretti rapporti con loro, considerato che sulle loro reti passano dati di ogni tipo, compresi quelli per gestire le reti dei servizi e le infrastrutture. In tempi recenti grandi aziende di Internet come Facebook e Google hanno iniziato a realizzare cavi di loro proprietà, per potenziare i servizi che offrono agli utenti. Il traffico viene indirizzato sui cavi sottomarini a seconda delle esigenze del momento, quindi raramente si può avere un controllo completo sul mezzo attraverso cui passeranno le informazioni.
La costruzione del 5G è strettamente legata all’espansione della rete di cavi sottomarini per collegare i continenti. I ripetitori per i cellulari sono naturalmente collegati via cavo al resto di Internet e per la trasmissione di informazioni a grandi distanze, con oceani in mezzo, i satelliti non sono sufficienti. Reti ad alta capacità e velocità richiederanno una maggiore capacità di banda dei cavi sottomarini e la costruzione di nuovi collegamenti. Nonostante le accuse statunitensi, Huawei non sarà esclusa nel resto del mondo da questo grande lavoro di aggiornamento delle reti. Secondo gli analisti, i governi si limiteranno a chiedere maggiori garanzie sulla sicurezza informatica, senza impedire a un’azienda privata di continuare a collaborare con le centinaia di operatori telefonici e partner che ha già in giro per il mondo.