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  • Sabato 16 marzo 2019

Cosa si sa dell’attentatore di Christchurch

Si chiama Brenton Tarrant, è australiano e ha 28 anni: nel materiale che ha diffuso online ha disseminato battute e riferimenti tipici dei forum di estrema destra

Un'immagine dal video pubblicato su Facebook dall'attentatore. 
(Shooter's Video via AP)
Un'immagine dal video pubblicato su Facebook dall'attentatore. (Shooter's Video via AP)

Sulla base del video di 17 minuti che ha condiviso su Facebook per mostrare la strage in diretta, e del lungo manifesto che ha pubblicato online, i media neozelandesi e internazionali stanno tracciando un profilo dell’uomo sospettato di aver compiuto l’attentato nelle due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, in cui sono state uccise 49 persone. L’uomo, Brenton Harrison Tarrant, 28 anni, è stato spinto ad agire da un’ideologia razzista e di estrema destra, spiegata nelle 87 pagine di un documento in cui sembra esserci uno stretto legame con la nuova estrema destra che prolifera su molti forum online, nata negli Stati Uniti e conosciuta come alt right. Oltre ai temi classici della propaganda dei suprematisti bianchi, il video e il manifesto contengono diverse battute e riferimenti tipici dei forum e delle comunità online dell’alt right.

Tarrant è stato incriminato per omicidio: si è presentato sabato mattina al tribunale di Christchurch, ammanettato e con la divisa da detenuto. Non ha parlato, ma ha fatto un gesto con le mani che è stato attribuito al mondo dei suprematisti bianchi.

Tarrant ha pubblicato il suo manifesto su 8chan, un sito molto di nicchia conosciuto per i forum di estrema destra. Nel manifesto, ha elencato alcune informazioni su di sé: ha detto di essere cresciuto in una famiglia della classe medio-bassa, di origini scozzesi, irlandesi e inglesi; di avere avuto un’infanzia «normale, senza grandi problemi»; di non aver frequentato l’università, di aver lavorato per un po’ e di aver fatto alcuni soldi con le criptovalute che ha poi usato per viaggiare. Secondo la televisione nazionale australiana, l’uomo che ha pubblicato il video su Facebook aveva lavorato in una palestra di Grafton, nell’est dell’Australia, tra il 2009 e il 2011.

Stando al manifesto, nella primavera del 2017 Tarrant ha visitato la Francia, la Spagna, il Portogallo e altri paesi europei: è stato in quel momento che decise di pianificare un attentato, ha scritto lui stesso, in particolare dopo aver saputo di un attacco a Stoccolma in cui un uomo con legami con l’ISIS aveva ucciso 5 persone investendole con un camion. Il New York Times scrive anche che un uomo di nome Brenton Tarrant ha visitato il Pakistan lo scorso ottobre.

Il video dell’attentato è stato uno degli aspetti più discussi e commentati della vicenda. Ma anche il manifesto presenta delle caratteristiche insolite che hanno attirato l’attenzione di molti: innanzitutto perché è lunghissimo, e poi perché è strutturato con domande e risposte. L’autore ha cercato di anticipare tutte le possibili domande che avrebbero potuto fargli, rispondendo nel dettaglio ed esponendo teorie razziste su una presunta invasione delle persone musulmane delle terre appartenenti agli europei e ai loro discendenti. Sulle armi e sui caricatori usati nell’attentato, l’uomo aveva scritto i nomi di alcuni attentatori recenti di estrema destra, compreso l’italiano Luca Traini, insieme a quelli di generali e personalità storiche legate in buona parte a battaglie contro gli Ottomani, come il doge veneziano del Cinquecento Sebastiano Venier.

Nel documento, in mezzo a lunghi pezzi di propaganda xenofoba, Tarrant ha anche disseminato quelle che sembrano apparentemente battute e riferimenti ai meme dell’alt right; non tutti sono facili da individuare per chi non conosce il linguaggio di queste nicchie online, ma c’è chi li ha elencati, come il sito di analisi Bellingcat.

Alcune di queste citazioni – apparenti “inside jokes”, cioè battute comprensibili soltanto da persone della stessa cerchia – erano presenti già nel video: subito prima di scendere dall’auto e sparare, per esempio, l’attentatore dice «Iscrivetevi a PewPieDie». PewPieDie è il nome di un famosissimo canale YouTube di un ragazzo che gioca ai videogiochi e che è stato accusato diverse volte di razzismo. «Iscrivetevi a PewDiePie» è proprio una battuta ricorrente dei forum di estrema destra. Poco dopo l’attentato, PewPieDie ha scritto su Twitter di sentirsi disgustato che il suo nome era stato pronunciato da Tarrant.

https://twitter.com/pewdiepie/status/1106419935390171136

Nel video si sente poi anche una canzone – ascoltata dall’attentatore nel viaggio in macchina – che arriva da un video nazionalista serbo del 1995 al centro di un meme razzista incentrato sulla “rimozione dei kebab”, cioè sull’eliminazione dei musulmani. Nello stesso manifesto, Tarrant dice di aver lavorato come “rimuovitore di kebab”. In un altro passaggio del manifesto è riportato un delirante messaggio minaccioso e poco comprensibile di un uomo che si vanta di essere stato un Navy SEAL, cioè un soldato speciale. Anche questo è un vecchio meme usato online per prendere in giro gli utenti dei forum che si inventano storie personali per intimidire gli altri.

A un certo punto, poi, l’autore sembra prendere in giro chi sostiene che gli attentatori siano influenzati dai videogiochi, sostenendo che “Spyro the Dragon 3”, un videogioco con protagonista un drago, gli abbia insegnato l’etnonazionalismo. In un altro passaggio, poi, scrive di essere ispirato dall’opinionista americana Candace Owens, ma che le sue idee sono troppo estreme per i suoi gusti. Anche questa è stata interpretata come una battuta: Owens è una donna afroamericana sostenitrice di Trump diventata famosa per la sua opposizione al movimento BlackLivesMatter e all’immigrazione, ma che sembra comunque relativamente moderata rispetto alle tesi espresse da Tarrant nel manifesto (Owens è spesso intervistata in televisione e, per esempio, sostiene i matrimoni gay).

Il riferimento a Owens è stato interpretato da molti come una specie di provocazione fine a se stessa volta a far litigare e discutere le persone: quello che normalmente nel linguaggio di internet viene definito “trollata”. In un altro passaggio, Tarrant dice per esempio di aver usato armi da fuoco perché voleva far litigare gli americani sulle leggi per il controllo delle armi. «Il manifesto dice chiaramente quello che solitamente viene sottinteso dai troll su internet: l’autore voleva intenzionalmente far arrabbiare e far litigare tutti», ha scritto il New York TimesBellingcat ha paragonato il manifesto alla pratica dello “shitposting”, che consiste nella pubblicazione di una gran quantità di meme e contenuti di bassa qualità e poco divertenti, spesso aggressivi, al solo scopo di irritare gli utenti che ne sono bersaglio e distruggere conversazioni in corso.

Sul forum /pol/ di 8chan, dove l’uomo ha pubblicato il manifesto, gli altri utenti lo hanno da subito commentato con sorpresa e in certi casi ammirazione, e hanno descritto Tarrant come un utente che aveva davvero deciso di uccidere le persone musulmane che sul forum sono quotidianamente bersaglio di messaggi di odio.