«Hello, brother»
Sono state le ultime parole pronunciate dalla prima vittima dell'attentato a Christchurch, in Nuova Zelanda: come sono andate le cose e a che punto sono le indagini
«Hello, brother», «buongiorno, fratello», sono state le ultime parole pronunciate dal primo uomo ucciso nell’attentato compiuto venerdì alla moschea Al Noor a Christchurch, in Nuova Zelanda, dal suprematista bianco Brenton Tarrant. Dopo avere salutato, l’uomo – di cui non si conosce ancora l’identità – è stato avvicinato da Tarrant, che gli ha sparato una prima volta con un fucile semiautomatico. Ferito, ha cercato di allontanarsi: Tarrant l’ha raggiunto e gli ha sparato di nuovo, uccidendolo.
Nel giro di pochi secondi nella moschea Al Noor, adiacente a un grande parco a ovest del centro di Christchurch, si è diffuso il terrore. Con passo deciso, Tarrant è entrato nella sala principale della moschea, e poi in un corridoio, continuando a sparare con l’obiettivo di uccidere più persone possibile. Alcune hanno provato a scappare scavalcando le mura dell’edificio, altre hanno tentato di proteggere i figli con i loro corpi, altre ancora si sono nascoste dietro e sotto le auto parcheggiate fuori dalla moschea. Almeno una persona ha aperto la porta della propria casa per ospitare chi stava fuggendo dalla strage. L’intera nazionale di cricket del Bangladesh si è salvata per una casualità: avrebbe dovuto essere alla moschea al momento dell’inizio dell’attacco, ma una conferenza stampa dell’ultimo minuto ne aveva ritardato l’arrivo.
Dopo avere sparato per circa tre minuti, Tarrant è uscito dalla moschea, è andato alla sua auto, ha preso un’altra arma, è tornato dentro e ha riniziato a sparare. Quando è uscito una seconda volta, ha sparato in entrambe le direzioni del marciapiede di fronte alla moschea. Si è avvicinato a una donna ferita vestita di nero che urlava «aiutami, aiutami», e le ha sparato due volte.
La sparatoria alla moschea di Al Noor è iniziata alle 13.40 ora locale di venerdì. È durata sei minuti, durante i quali Tarrant ha ucciso 41 persone. Tutto l’attacco è stato trasmesso in diretta su Facebook, grazie a una telecamera che Tarrant aveva fissato sulla fronte, creando un effetto visivo simile a quello di un videogioco. Il video, che si è diffuso rapidamente sui social network, si è concluso con la fuga di Tarrant in auto mentre dice: «non c’era nemmeno il tempo di prendere la mira, c’erano troppi obiettivi».
Non è chiaro cosa sia successo dopo, perché né la polizia neozelandese né la prima ministra Jacinda Ardern hanno chiarito la precisa dinamica dei fatti. Si sa che più o meno alla stessa ora una persona armata ha sparato al centro islamico di Linwood Avenue, circa 7 chilometri di distanza dalla moschea di Al Noor, poco più di una decina di minuti in macchina, uccidendo otto persone (una è morta in ospedale). Alcuni testimoni hanno raccontato che l’attentatore era a bordo di una motocicletta nera e aveva un casco che gli copriva il volto. Ardern ha detto che tra le persone uccise ci sono anche alcuni bambini. Non si sa se l’autore del secondo attacco sia lo stesso Tarrant o un suo complice. Si sa però che Tarrant è stato arrestato da due poliziotti 36 minuti dopo la prima chiamata di emergenza arrivata alle autorità. Ora è accusato di omicidio, ma nei prossimi giorni, scrivono i giornali neozelandesi, contro di lui si sommeranno nuove accuse.
Finora la polizia neozelandese si è limitata a confermare l’arresto di altre tre persone, oltre a Tarrant: una è stata rilasciata, mentre le altre due sono ancora in carcere e sospettate di essere coinvolte nell’attentato.
La prima ministra Ardern ha detto sabato che durante i due attacchi sono state usate cinque armi da fuoco, incluse due armi semiautomatiche. Ha aggiunto che due ordigni esplosivi sono stati trovati nell’auto di Tarrant, il quale aveva pianificato di uccidere ancora più persone: «Era assolutamente sua intenzione continuare l’attacco» ha detto Ardern. La prima ministra ha inoltre annunciato di voler mettere fuori legge le armi automatiche e di voler riformare la legge che regola la vendita e il possesso delle armi nel paese, un tema di cui si sta parlando molto da ieri.
Nelle ultime ore, inoltre, sono emerse diverse informazioni su Tarrant, 28enne australiano da tempo attivo sui forum online in cui proliferano le idee di estrema destra.
In particolare i media neozelandesi e stranieri si sono concentrati sul lungo manifesto pubblicato da Tarrant su 8chan, sito molto di nicchia conosciuto proprio per i forum di estrema destra. Nel manifesto, Tarrant parla di sé – della sua famiglia, dei numerosi viaggi in Europa, dell’impatto che hanno avuto su di lui gli attentati dell’ISIS negli ultimi anni – usando toni ed espressioni insolite che hanno attirato molte attenzioni: per esempio per l’uso di battute, meme e riferimenti della cosiddetta “alt right” americana. Sabato l’ufficio della prima ministra Ardern ha detto di avere ricevuto il manifesto di Tarrant meno di dieci minuti prima l’inizio dell’attentato: tra i destinatari, c’erano anche diversi giornali e politici neozelandesi, tra cui Simon Bridges, leader dell’opposizione, e Trevor Mallard, speaker del Parlamento.