Non c’è più nessun Boeing 737 Max 8 in volo
Centinaia di aerei del modello di quello precipitato in Etiopia sono ora ferme a terra
La sera del 13 marzo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di sospendere con un ordine di emergenza l’uso dei Boeing 737 Max 8 e 9. La decisione è arrivata dopo che diversi paesi, compresi quelli dell’Unione Europea, avevano preso simili decisioni, in alcuni casi solo relativamente ai Boeing 737 Max 8. Le sospensioni sono state decise in seguito all’incidente in Etiopia del volo di Ethiopian Airlines, il secondo in cinque mesi che ha riguardato un Boeing 737 Max 8. La stessa Boeing ha detto di «continuare ad avere fiducia nella sicurezza dei 737 Max» ma che «per eccesso di cautela» è d’accordo con la scelta di non far volare i suoi Boeing 737 Max.
In tutto il mondo ci sono più di 300 Boeing 737 Max 8 appartenenti a 47 compagnie aeree, più altre decine che erano stati ordinati da diverse compagnie. Secondo i dati dell’affidabile sito Flightradar24, in una normale settimana c’erano più di ottomila voli fatti con dei Boeing 737 Max 8. Ora, scrive invece il New York Times, si pensa che tutti i Boeing 737 Max 8 siano fermi a terra.
Il 737 Max 8 è in commercio da un paio di anni ed è stato uno dei più importanti successi commerciali per Boeing. Si stima che le sue vendite producano ricavi annui pari a 30 miliardi di dollari, secondo le analisi di Bloomberg. L’aeroplano viene impiegato per tratte di breve-medio raggio ed è molto richiesto per i suoi minori consumi, rispetto ad altri modelli con capacità analoghe. È lungo quasi 40 metri e raggiunge un’apertura alare di 36 metri. Può coprire fino a 6.500 chilometri di distanza e nella sua configurazione base ospita fino a 210 persone.
Non c’è ancora certezza su cosa, di preciso, abbia causato gli incidenti di pochi giorni fa in Etiopia e quello di alcuni mesi fa in Indonesia. È però certo che in alcuni aspetti i Boeing 737 Max 8 funzionino diversamente da altri modelli, e si pensa che i problemi abbiano a che fare con un sistema di manovra noto come MCAS, una parte del software di controllo di volo degli aerei in questione. Secondo dati citati e analizzati dal New York Times, sia il volo indonesiano che quello etiope potrebbero essere caduti a causa di un’errata segnalazione di uno dei sensori che serve ai piloti per capire se ci sia o meno il rischio di stallo (una riduzione della portanza, la forza che permette di rimanere in volo). Ma l’inchiesta indonesiana è ancora in corso ed è troppo presto per avere dati certi sull’incidente in Etiopia.
Il New York Times ha scritto: «Se le informazioni sul volo Ethiopian Airlines dovessero suggerire che l’incidente ha avuto a che fare con il software, le conseguenze per Boeing potrebbero essere gravi». Anche perché, in questa eventualità, sarebbe complicato capire il problema e ci vorrebbe del tempo per risolverlo.
Nell’attesa che si capisca cosa ha causato l’incidente in Etiopia, in cui sono morte 157 persone, Boeing ha quindi già molti problemi da affrontare. Le compagnie aeree che non possono usare i propri aerei potrebbero fare causa alla società e chiedere un risarcimento (e Norwegian Air ha già annunciato di volerlo fare) e quelle che hanno ordinato aerei da Boeing potrebbero ritirare o ritrattare i loro ordini. I problemi che sta avendo Boeing in questi giorni si vedono anche dall’andamento delle sue azioni: