Cos’ha fatto davvero il governo con la TAV, spiegato
Perché si sta parlando di un “cavillo” che ha evitato una sconfitta al M5S, e perché il rinvio annunciato non sembra essere un vero rinvio
Dopo giorni di scontri e discussioni molto duri nella maggioranza, sabato il governo ha provato a risolvere la crisi nata intorno alla TAV – la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino e Lione – inventandosi una specie di cavillo legale: ha provato, in pratica, a presentare come un rinvio nella partenza dei lavori qualcosa che, spiegano oggi i principali giornali, in realtà non lo è.
Di cosa si parla
In breve: lunedì Telt, la società che si occuperà di gestire i lavori di scavo del tunnel di base della TAV, avrebbe dovuto pubblicare dei bandi di gara per individuare le aziende a cui assegnare i molti appalti in ballo. Il Movimento 5 Stelle, però, voleva impedirlo a tutti i costi, con l’aiuto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (il leader della Lega Matteo Salvini, invece, vuole fare la TAV). Ma questi bandi devono essere pubblicati entro marzo per rispettare una scadenza imposta dall’Unione Europea e ottenere 300 milioni di euro di finanziamenti: Telt non vuole perdere questi fondi, ma non vuole ovviamente perderli nemmeno il governo nel caso in cui non dovesse riuscire a bloccare la TAV (l’ipotesi che a oggi sembra più probabile).
Cosa ha fatto il governo
Conte allora ha ottenuto che lunedì Telt non pubblichi formalmente i bandi di gara, ma una cosa che in Francia si chiama “avis de marché” (avvisi di interesse): che però non è nient’altro che una raccolta di candidature delle aziende interessate a partecipare ai bandi, una specie di fase preparatoria alla pubblicazione dei bandi veri e propri prevista dalla legge francese. Telt ha detto in una lettera a Conte che «in assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario» – e quindi a meno che il governo italiano non lo impedisca con una legge – procederà alla pubblicazione dei bandi entro la scadenza di marzo.
E poi?
Il governo ha insistito nel dire che tutto quello deciso finora è revocabile: è vero. Dopo la pubblicazione dei bandi, infatti, ci sarà una fase di sei mesi in cui verranno raccolte ed esaminate le candidature. Poi, Telt dovrà inviare alle aziende vincitrici i capitolati dei lavori, e a quel punto inizieranno le spese da parte delle società coinvolte, che quindi potranno richiedere penali e rimborsi in caso in cui la TAV non si dovesse fare. Prima di inviare i capitolati, Telt chiederà se può procedere al governo, che potrà quindi eventualmente bloccare tutto. Ma non sembra facile: per annullare il progetto serve una legge del Parlamento che annulli il trattato con la Francia, ma alle camere l’opposizione alla TAV è minoritaria. Oppure potrebbe forse bastare un decreto del governo, che comunque salvo sorprese troverebbe l’opposizione dei ministri della Lega.
Quello che ha deciso il governo, in pratica, è di cambiare nome alla pubblicazione dei bandi, sulla quale si era creato un grande interesse mediatico, e di rimandare la decisione finale di sei mesi. È la stessa soluzione che Telt aveva proposto al governo con una lettera inviata lo scorso 18 dicembre.
Che appalti sono
Tutto questo discorso di riferisce agli appalti per i 45 chilometri del tunnel di base in territorio francese. I bandi per i 12,5 chilometri in Italia invece dovranno essere pubblicati con la stessa procedura a giugno, dice oggi Repubblica. In totale, gli appalti che dovranno essere pubblicati a marzo ammontano a 2,3 miliardi di euro.
Perché tutto questo?
Secondo la maggior parte degli osservatori, quello del governo è stato un tentativo di evitare una sconfitta politica al M5S in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Il partito del vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio ha raccolto in questi anni le istanze dei movimenti “No TAV” e ne ha fatto una battaglia nazionale, che è stata importante anche per vincere le elezioni comunali a Torino, dove è sindaca Chiara Appendino. I giornali scrivono da giorni che Di Maio reputa molto importante questo punto per il consenso suo e del partito, che i sondaggi danno in calo da settimane. Nei giorni scorsi, poi, Di Maio si era molto esposto dicendo che avrebbe fatto di tutto per evitare la pubblicazione dei bandi.
Conte sta apparentemente appoggiando il M5S in questa opposizione basandosi sulla famosa e contestata “analisi costi/benefici”, che aveva espresso un parere negativo. Ma Salvini, cioè il membro del governo che secondo tutti gli osservatori ha il maggiore peso in questo momento, continua a ripetere che la TAV si farà. La decisione di sabato del governo non sembra aver fatto granché, concretamente, per bloccare i processi in corso per l’inizio dei lavori nel tunnel di base: e secondo molti anche se il governo avrà ancora la possibilità di bloccare il progetto non sarà per niente facile.