39 anni in carcere da innocente

La storia di Craig Coley, scarcerato grazie alla pervicacia di un ex poliziotto, che ora ha ricevuto un risarcimento di 21 milioni di dollari

Craig Coley nel 2018, a Sacramento, California. (AP Photo/Rich Pedroncelli)
Craig Coley nel 2018, a Sacramento, California. (AP Photo/Rich Pedroncelli)

Nel 1978, Craig Coley fu arrestato con l’accusa di avere ucciso la sua ex fidanzata e il figlio di lei: aveva 31 anni, e fu condannato all’ergastolo. Nel novembre del 2017, 39 anni dopo, Coley fu rilasciato: dopo una lunga battaglia legale e una nuova indagine nella quale erano state analizzate le tracce di DNA trovate sulla scena del crimine, la sua condanna fu annullata. La sua vicenda ha attirato molta attenzione perché è la prima volta che una sentenza viene annullata dopo così tanto tempo in California, e Coley ha avuto il risarcimento più alto nella storia dello stato. Ma è stata raccontata anche per una sua particolarità: il merito della sua scarcerazione è di un poliziotto che non aveva nessun legame particolare con Coley, ma che fece della ricerca della verità sul suo caso una specie di missione di vita.

Il Los Angeles Times ha raccontato che Coley si trasferì nel 1971 a Simi Valley, un paese a nord di Los Angeles, nella contea di Ventura: aveva combattuto nella guerra del Vietnam e suo padre era un ex poliziotto della polizia di Los Angeles. Non aveva nessun precedente penale e iniziò a lavorare in diverse catene di ristoranti. Dopo il divorzio dalla moglie iniziò a frequentare Rhonda Wicht, una cameriera di 24 anni che stava studiando per diventare estetista.

L’11 novembre del 1978 Wicht e il figlio di quattro anni, che viveva con lei, furono trovati morti nel loro appartamento. Wicht era stata stuprata, picchiata e strangolata, e il bambino era stato soffocato. All’epoca Coley si era lasciato da poco con Wicht e aveva accettato un lavoro a Los Angeles, ma poiché aveva ancora le chiavi del suo appartamento venne sospettato e poi incriminato per il duplice omicidio. Contro di lui pesò la testimonianza di un vicino di casa di Wicht, che disse di aver visto il suo furgone fuori dall’abitazione. Coley si dichiarò innocente ma nel 1980 venne condannato al carcere a vita, senza la possibilità di richiedere la libertà condizionale. Parlando con il Los Angeles Times una volta scarcerato, ha detto che la cosa più difficile è stata «passare quattro decenni senza la possibilità di piangere la donna e il bambino che amavo».

Nel 1989 si interessò del suo caso un detective della polizia di Simi Valley, Mike Bender, che analizzò gli atti del processo e le prove a carico di Coley dopo la soffiata di un collega. Bender trovò molte incongruenze nella ricostruzione dell’accusa. «Guardando i file del caso mi resi conto che Coley non poteva essere nemmeno un sospettato», ha detto Bender al Washington Post. La notte dell’omicidio Coley si trovava in un ristorante per lavoro, e prima di tornare a casa aveva dato un passaggio a un amico. Gli mancava un alibi per soli venti minuti, troppo pochi per raggiungere l’appartamento della sua ex fidanzata, commettere lo stupro e i due omicidi e tornare indietro. Inoltre le prove del DNA erano state parzialmente contaminate e distrutte. Secondo Bender non era possibile collocare con certezza Coley sul luogo dell’omicidio la sera dell’11 novembre 1978.

Bender iniziò a indagare sui suoi superiori, che si erano occupati del caso agli inizi degli anni Ottanta, e provò più volte a portare il caso davanti a una corte perché venisse riesaminato. Nessuno voleva ascoltarlo, però: specialmente il suo diretto superiore che aveva condotto l’indagine. Bender parlò del caso anche al procuratore di Simi Valley, a un deputato locale, all’American Civil Liberties Union – un’organizzazione non governativa che difende i diritti civili e le libertà individuali negli Stati Uniti – e all’FBI, ma senza ottenere mai la riapertura delle indagini.

Dal 1991 Bender iniziò a visitare Coley in carcere e ad aiutare la madre di lui, che nel frattempo era rimasta vedova. L’iniziativa di Bender lo portò a scontrarsi più volte con i suoi superiori e a compromettere le sue possibilità di carriera, tanto che a un certo punto si dimise dalla polizia di Simi Valley per entrare nel settore privato. Negli anni aveva raccolto 16 scatole di documenti riguardanti il caso di Coley. «Quello che mi ha fatto andare avanti era il pensiero che non fosse rimasto nessun altro a lottare per lui», ha detto. «Sapevo che in carcere c’era un uomo innocente e che un assassino era a piede libero».

Le cose iniziarono a cambiare nel 2015, quando il nuovo capo della polizia di Simi Valley, David Livingstone, decise di riaprire l’indagine assieme all’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Ventura. Alcuni campioni di DNA, che in passato non erano stati considerati, vennero ritrovati e analizzati, mostrando che lo sperma, il sangue e le cellule epiteliali ritrovati sulla scena del crimine appartenevano a un altro uomo e non a Coley.

Il 20 novembre del 2017 Livingstone e il procuratore distrettuale inviarono al governatore della California una richiesta di grazia, che venne firmata due giorni più tardi. Coley venne liberato dopo 39 anni in carcere. Non aveva più nessuno, né famiglia né amici, quindi andò a vivere per qualche mese con la famiglia di Bender a Carlsbad, vicino a San Diego. Oggi dice di voler viaggiare e fare volontariato. «La grazia con cui il signor Coley ha sopportato la sua lunga e ingiusta incarcerazione è qualcosa di straordinario», disse il governatore della California Jerry Brown al momento della scarcerazione.

Nel febbraio del 2018 la California ha deciso di risarcire Coley con 140 dollari al giorno per ognuno dei 13.991 passati in carcere ingiustamente: 1,9 milioni di dollari. Coley ha detto che il denaro sarà di aiuto per la sua vecchiaia, ma non potrà ripagarlo degli anni che ha passato in prigione. La scorsa settimana la città di Simi Valley ha raggiunto un accordo con Coley per un ulteriore risarcimento di 21 milioni di dollari, il più alto per un ex detenuto nella storia della California.