L’attesa deposizione di Michael Cohen alla Camera
Oggi l'ex avvocato e tuttofare di Donald Trump comparirà davanti a una Commissione, e ci si aspetta che ne escano delle gravi accuse al presidente
Mercoledì Michael Cohen, l’ex avvocato personale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, testimonierà davanti alla Commissione della Camera per la Vigilanza e le Riforme: è un’udienza molto attesa, perché si prevede che Cohen risponda ad alcune domande centrali per le accuse mosse in questi ultimi due anni contro Trump, nell’ambito dell’inchiesta sulla Russia ma non solo. Si conosce già in parte cosa intende dire Cohen nelle risposte che fornirà ai membri della Commissione, e si conosce la sua deposizione iniziale. All’inizio del suo discorso, Cohen chiamerà Trump «un razzista, un truffatore, uno che bara».
Cohen non è stato per molti anni soltanto l’avvocato di Trump, ma anche un suo strettissimo collaboratore e una specie di tuttofare: l’uomo incaricato di risolvere i problemi giudiziari legati alla sua persona e alla sua azienda. Il suo rapporto con il presidente durò fino allo scorso maggio, poche settimane dopo che Cohen era finito in mezzo alle indagini dell’FBI sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia. Lo scorso agosto Cohen si era dichiarato colpevole di otto capi d’accusa, accettando di collaborare con il procuratore speciale Robert Mueller, a capo dell’indagine. Da subito la decisione di Cohen aveva fatto discutere, e in molti sottolineavano come le testimonianze di una persona così vicina a Trump avrebbero potuto mettere in grande difficoltà il presidente. Da allora, Trump ha ripetutamente provato a screditarlo.
Ieri Cohen ha già testimoniato per diverse ore a porte chiuse davanti alla Commissione del Senato per l’Intelligence, in un’udienza sulla quale non sono trapelate molte indiscrezioni. Una delle cose di cui parlerà nel dettaglio Cohen, secondo i giornali americani, è il sistema con cui, nel 2017, pagò 130mila dollari all’attrice pornografica Stormy Daniels perché non parlasse della sua relazione sessuale con Trump. Cohen dovrebbe accusare direttamente Trump di aver ordinato il pagamento.
Cohen non potrà parlare nel dettaglio dei fatti al centro dell’indagine sulla Russia, ma dirà che Trump sapeva delle comunicazioni tra il suo consigliere Roger Stone e Wikileaks, e ci si aspetta che confermi che Trump gli chiese informazioni sul progetto di costruire un grattacielo a Mosca dopo l’inizio delle primarie Repubblicane del 2016. Questa circostanza è particolarmente importante: l’accusa degli investigatori è che Trump abbia portato avanti il progetto fino a campagna elettorale avanzata, intrattenendo quindi contatti con funzionari governativi russi.
Questo era stato smentito da Cohen davanti al Congresso nel 2017, ma aveva successivamente ammesso di aver mentito. La grave accusa mossa contro Trump negli ultimi mesi è di aver chiesto direttamente a Cohen di mentire: era stata rivelata in un discusso pezzo di BuzzFeed News che nessun altro giornale americano era riuscito a confermare, e che lo stesso Mueller aveva smentito. Le informazioni raccolte dai media su quello che dirà Cohen al riguardo non sono definitive: il Wall Street Journal scrive che non ci si aspetta che Cohen accusi direttamente Trump, mentre secondo il sito Axios Cohen dirà che Trump non glielo chiese mai esplicitamente, ma che glielo fece capire molto bene con “parole in codice”.
Cohen, poi, dovrebbe parlare anche di presunti commenti razzisti fatti da Trump, a cui aveva già accennato in un’intervista a Vanity Fair. Cohen aveva detto che Trump usa spesso un linguaggio razzista, e in un’occasione aveva detto che «i neri sono troppo stupidi per votare per me». Dovrebbe poi anche parlare di come Trump abbia gonfiato e sgonfiato il proprio patrimonio: queste informazioni non possono essere confermate senza la dichiarazione dei redditi di Trump, che lui si rifiuta di diffondere. I Democratici alla Camera stanno però preparandosi a richiederla, e la testimonianza di Cohen potrebbe aiutarli.
Martedì la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders ha definito Cohen un «criminale caduto in disgrazia», definendo «ridicolo» il fatto che la sua testimonianza sia creduta. Ma il più grave attacco a Cohen è arrivato da Matt Gaetz, un deputato Repubblicano della Florida, che martedì ha scritto su Twitter:
Ehi Michael Cohen, tua moglie e tuo suocero sanno delle tue fidanzate? Forse stasera sarebbe un buon momento per parlargliene. Mi chiedo se lei rimarrà fedele quando sarai in prigione. Sta per scoprire un sacco di cose.
Quella di Gaetz, conosciuto per essere uno strenuo difensore di Trump, è stata interpretata da molti come una vera minaccia, e si sta discutendo se possa essere considerata formalmente un’intimidazione di testimone: sembra però che non ci siano le basi per una vera indagine criminale.