Cos’è “Green Book”
Il film che ha vinto l'Oscar parla di un pianista jazz nero e del suo autista italoamericano, ma non è piaciuto a tutti
Green Book ha vinto l’Oscar per il miglior film, un po’ a sorpresa: ci si aspettava infatti sarebbe andato a Roma, che invece ha vinto i premi per la miglior regia, la miglior fotografia e il miglior film straniero. Green Book racconta la storia di un pianista jazz nero, interpretato da Mahershala Ali (che ha vinto l’Oscar come migliore attore non protagonista) e del suo autista italoamericano, interpretato da Viggo Mortensen. Intorno al film ci sono state un po’ di polemiche: molti critici ne hanno stroncato alcuni aspetti, e poche settimane fa erano emerse alcune vecchie storie di molestie riguardo al regista Peter Farrelly. Il regista Spike Lee, per dire, ha provato a lasciare il teatro degli Oscar quando è stato annunciato che Green Book aveva vinto.
Di cosa parla
Green Book inizia nel 1962 a New York, ma la storia si sposta velocemente negli stati del Sud, dove il personaggio interpretato da Ali deve fare un tour. Ali è il pianista Don Shirley, realmente esistito e ricordato per il suo jazz fortemente influenzato dalla musica classica. Ingaggia come autista e assistente il buttafuori “Tony Lip”, di origini italiane, a cui la casa discografica dà una copia del “Green Book”: cioè un famoso libro realmente pubblicato tra gli anni Trenta e Sessanta, un manuale con le istruzioni e i consigli per gli afroamericani che si mettevano in viaggio negli Stati Uniti.
Il film racconta la storia del viaggio di Don e Tony, e di come il secondo si ritrova presto a dover difendere il primo dagli abusi e dalle discriminazioni. I due personaggi sono molto diversi, ma nel corso del film fanno amicizia. Nel frattempo devono però attraversare una serie di guai e inconvenienti che fanno emergere la condizione particolare di Don, che da un lato è emarginato e discriminato come tutti gli afroamericani, dall’altro è nella situazione paradossale di esibirsi quotidianamente per ricchi bianchi, e di vivere egli stesso una condizione di privilegio: in un’occasione viene liberato dal carcere grazie all’intervento personale di Robert F. Kennedy.
Cosa se ne è detto e che polemiche ci sono state
Una parte di critiche ha riguardato il film vero e proprio: c’è chi l’ha trovato una specie di remake di A spasso con Daisy, un film del 1989 in cui Morgan Freeman faceva l’autista di una ricca signora bianca. Altri l’hanno trovato didascalico, poco originale e piuttosto canonico rispetto per esempio a Roma. A molti critici però è complessivamente piaciuto, per la sceneggiatura brillante e soprattutto per le notevoli interpretazioni di Ali e Mortensen.
Ma molte critiche si sono concentrate sul modo in cui il film ha trattato il razzismo, cioè il tema principale di Green Book. Secondo molti, è un film in cui emerge una visione paternalistica delle tensioni razziali negli Stati Uniti: un film che racconta gli afroamericani dal punto di vista “dei bianchi”, come succedeva molto nel cinema dei decenni passati e come sta succedendo sempre meno, soprattutto tra i film del giro degli Oscar. In una scena, per esempio, il personaggio di Mortensen insegna a quello di Ali come si mangia il pollo fritto, uno dei piatti più popolari nella comunità afroamericana. In un’altra scena, che genera un forte litigio tra i due, Mortensen dice ad Ali che in realtà è lui «il più nero» tra i due. In molti hanno sottolineato come queste accuse siano state un po’ confermate dal momento della premiazione di Green Book, in cui al centro del palco sono saliti i produttori, tutti bianchi.
Ma non è stata l’unica controversia riguardo al film: un’altra ha riguardato il regista Peter Farrelly, conosciuto soprattutto per i film comici fatti con il fratello Bobby, come Tutti pazzi per Mary e Scemo & più scemo. Nelle settimane precedenti agli Oscar, si è tornati a parlare di una vecchia storia su Farrelly: negli anni Novanta aveva l’abitudine di mostrare il pene alle persone con cui lavorava, a suo dire «per scherzo». Tra gli altri, era capitato a Cameron Diaz. Farrelly si era scusato, dicendo che all’epoca pensava di essere divertente ma che si rese poi conto di essere un idiota.